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Metropolita Cipriano di Oropós e Fil$iacute;

Lo studio della Sacra Scrittura

Lasciate che la parola di Cristo abiti in voi con ricchezza.(Colossesi 3,16)

Il nostro pio popolo laico non dovrebbe dimenticare e trascurare un molto benefico dono della compassione di Dio per la sua edificazione spirituale: lo studio della Sacra Scrittura*.
Certamente, è possibile studiare la Sacra Scrittura, ma sorgono di necessità certe questioni: la “parola di Cristo” rimane “con ricchezza” in chi la studia? È così ogni volta che egli la studia? Conosce la Sacra Scrittura sufficientemente? Essa è una guida splendente ed un arbitro della sua vita? Possiede gran potenza ed influenza su di lui…?

I Santi padri ci consigliano di intraprendere l’incessante e pia lettura delle Sacre Scritture in una modo tale che questo sforzo frequentemente ripetuto possa familiarizzare i nostri cuori con l’insegnamento di Cristo e che le nostre menti possano essere letteralmente immerse in esso: allora le nostre azioni verranno più facilmente e naturalmente a concordare col Vangelo.

In questa vena, prendiamo nota che S. Pacomio il Grande, il vero padre del monachesimo cenobitico, conosceva il Santo Vangelo a memoria e, incitato dalla Rivelazione Divina, impose ai suoi discepoli il dovere di memorizzare il Vangelo, in modo che li accompagnasse e guidasse sempre.

Si deve prendere particolare cura che il Libro della Vita non sia letto intellettualmente, per “voli sublimi”, o a motivo di curiosità o semplicemente per acquisire conoscenza: ci si chiede di leggere la Sacra Scrittura con le nostre azioni, mettendola in pratica, così che la sua vita diventi la nostra vita.

Comprenderemo meglio ciò facendo attenzione ad una verità, così semplice ma anche così profonda: Il Nuovo Testamento comincia col Santo Vangelo di S. Matteo, che ci indirizza alla “pratica” ed all’osservanza dei Comandamenti, e si chiude con l’Apocalisse di S. Giovanni il Teologo, la quale guida coloro che sono stati purificati dalla “pratica” all’unione col nostro Signore, alla “visione” [“theoria”].

Ma nessuno deve pensare che lo studio della “parola di Cristo” sia un’impresa facile, o che possa conseguirsi per mezzo delle nostre abilità mentali: è indispensabile la preghiera con uno spirito di contrizione ed umiltà, affinché il Divino Consolatore possa aprire gli occhi delle nostre anime e affinché ci possano essere rivelate le Verità Divine.

Similmente, poiché l’interpretazione dei Testi Divini è un dono dello Spirito Santo, noi dovremmo evitare con zelo le nostre personali interpretazioni “facili” e ricorrere con confidenza alle prospettive ermeneutiche dei Santi Padri della nostra Chiesa.
Non ci dovrebbe neanche sfuggire che nella Sacra Scrittura non c’è niente di insignificante e non degno di attenzione; al contrario, tutto in essa irradia la luce di Grazia, e, conseguentemente, dovrebbe essere studiato con molta riverenza, attenzione e dedizione.

I Padri Teofori della nostra Fede consigliano i fedeli Cristiani di studiare il Santo Vangelo stando in piedi, per rispetto alle Parole Sacre. Naturalmente, si può studiare la Parola Divina in ginocchio o seduti- e questo per condiscendenza-, ma in una tale circostanza, riverenza, timore di Dio, compunzione e attenzione dovrebbero dominare l’anima.

S. Giovanni Crisostomo conserva per noi la memoria di un sorprendente esempio di riverenza verso i Libri Sacri della nostra Santa Fede: i Cristiani del suo tempo erano usi, quando stavano per leggere qualsiasi Libro Sacro, di lavarsi prima le mani e poi prendere il Libro, e gli uomini lo leggevano a capo scoperto, mentre le donne si coprivano il capo…!

"Noi ci mettiamo immediatamente in tensione e laviamo le nostre mani, quando desideriamo prendere un Libro. Vedete quanta riverenza vi è prima della lettura? Ed una donna, se mai il suo capo è scoperto, immediatamente lo copre col suo fazzoletto, mostrando un segno della sua interna pietà; ed un uomo, se ha la testa coperta, la scopre. Vedete come il vestito esteriore diventa un messaggero della pietà interna."(S. Giovanni Crisostomo, Omelia LIII sul Santo Vangelo di S. Giovanni)

Quindi, lasciate che la parola di Dio abiti in voi con ricchezza!


* La parola Greca qui usata, melete, che abbiamo tradotto come “studio”, ha una significato molto speciale, simile alla parola Italiana “meditazione”. Come osservò il professor Cavarnos, esso comporta un ritirarsi “dagli oggetti del mondo verso il cuore”, dove “la mente dovrebbe meditare, esercitare l’attenzione interna e pregare”. Esso è il focalizzarsi della mente su Dio, sulla morte, sul giudizio, sull’inferno, sul paradiso, sulle vite dei santi, sulle parole di Cristo, sulle massime dei Padri e sulle altre uguali cose..” (Costantino Cavarnos, Bizantine Thought and Art [Belmont, MA: Institute for Bizantine and Modern Greek Studies, 1980], p. 54)

Tratto dalla rivista Greca Haghios Kyprianos, N° 259 (Marzo-Aprile, 1994) pp. 217-218. La traduzione inglese, da cui è stata ricavata la presente, è apparsa in Orthodox Tradition, vol XII, N° 4 (1995)

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