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Vita di Santa Maria Egiziaca

Riproponiamo la Vita di Santa Maria Egiziaca nel celebre volgarizzamento di Domenico Cavalca

Maria Egiziaca

CAPITOLO I

Incomincia la Vita di santa Maria Egiziaca, e in prima dell'abate Zozima, della vita sua, e poi in che modo e ove la trovò nel diserto.

Fu in uno de' monisteri di Palestina un santissimo e dottissimo monaco, lo quale avea nome Zozima, al quale come a perfetto ed esperto e molto dotto, ed esercitato insino da picciolo nelle battaglie e negli esercizi della vita spirituale, molti ricorrevano per disiderio della sua dottrina e de' suoi consigli. Era uomo di singulare astinenza e di continova orazione e operazione, intantoché eziandio mangiando lavorava alcuna cosa, e sempre orava colla mente; e com'egli stesso diceva, in quel monistero dalla sua madre insino da picciolo fu offerto. Ed essendovi stato già anni cinquantatrè, e vedendosi perfetto monaco in ogni osservanza monacile, vennegli un pensiero di superbia, e diceva infra se stesso: «Ecco perfetto sono in ogni cosa, e non ho bisogno d'altrui dottrina, e nullo è nel diserto, che mi exceda in alcuna virtù, o che mi potesse insegnare cosa che io non sappia». E pensando così, apparvegli un santo padre, e dissegli: «Zozima, ben hai combattuto, e se' diventato perfetto, ma sappi che niuno uomo da se medesimo ha vera perfezione, che sappi che assai sono gli altri stati e vie di salute maggiori che il tuo, li quali se vuogli apprendere, esci di queste tue contrade, e della vicinanza di questi tuoi parenti, e viene con meco ad un monistero, ch'è dilungi di qui assai, ed è presso e allato al fiume Giordano». E incontanente Zozima si levò e andògli dietro, e venendo al fiume Giordano sentissi chiamare ad una boce di quel monistero, nel quale Iddio voleva che stesse, e quegli che l'avea menato disparve. E andando Zozima al monistero picchiò alla porta, e '1 portinaio andò per l'abate incontanente, e venuto che fu l'abate, fecegli aprire, e vedendo Zozima uomo di gran riverenza e santità pure alla vista, gittossi in terra e fecegli onore e reverenza secondo l'usanza de' monaci; e fatta l'orazione insieme, levandosi l'abate, lo cominciò a dimandare donde e perché era venuto a loro; e Zozima rispuose: - Onde io vegno non mi pare necessario di dire, ma perché sono venuto dico. Sappiate ch'io sono venuto per imprendere da voi, e per edificarmi della vostra dottrina ed esempri, perciocché ho udito di voi grandi e mirabili cose -. E disse l'abate: - Iddio, fratel mio, lo quale solo può curare l'umana fragilità, insegni a te e a noi di fare e compiere la sua volontade, che veramente uomo uomo edificare non può, se Iddio non vi si adopera. Ma tuttavia perciocché la carità di Cristo t'ha invitato e provocato a vicitarci e vederci, avvegnaché siamo imperfetti, statti e rimanti con noi, se ti piace, e spero che della grazia dello Ispirito Santo ci sazierà e ammaestrerà tutti quel buon Pastore Gesù Cristo, lo quale puose la sua vita per nostra redenzione. Le quali parole udendo Zozima, gittossi anche in terra ringraziando Iddio, ringraziandolo e accettando lo stallo, e orò alquanto, e l'abate simigliantemente. E poi si levorono e Zozima rimase, e abitava con loro, e considerava diligentemente le virtudi di quei monaci, vedendogli ferventi in ispirito, assidui pernottare e vigilare in continove orazioni, e sempre lavorare; mai di loro bocca non uscire una parola secolare, e non avere rendite annuali, né sollecitudine di cose temporali, e che tutto e solo lo studio loro era di mortificarsi perfettamente al mondo, e lo cibo dell'anime loro era orare e parlare con Dio, e quello del corpo pane e acqua. Le quali tutte cose Zozima considerando edificavasi, e cresceva in divozione, e ringraziava Iddio assiduamente. La porta del munistero stava sempre chiusa, e non si apriva sanza grande cagione, perocché era il luogo molto diserto, e poco conosciuto non solamente da quelli da lunga, ma eziandio da quelli da presso; onde tutti erano intesi pure a Dio contemprare, e in lui pace avere.5

La regola e l'usanza di quel munistero era questa: la prima domenica della quaresima ragunavansi insieme tutti all'uficio nella chiesa, e detta la messa ciascuno si comunicava prendendo il Corpo e 'l Sangue del Nostro Signore Iesù Cristo, e poi mangiando un poco insieme in caritade. Congregavansi anche all'oratorio e stavano in orazione dopo desinare; e compiuta l'orazione davansi la pace insieme, e poi ciascuno la dava all'abate, e abbracciandol tutti raccomandàvansegli che orasse per loro, li quali uscivano alla battaglia col nimico per lo diserto; e dopo questo l'abate faceva aprire la porta, e uscivano tutti fuori cantando quel bel salmo: Dominus illuminatio mea, et salus mea, quem tímebo? et cetera. Cioè: Iddio èmio lume e mia salute e mio protettore, non temerò chi mi faccia battaglia. E partendosi tutti eccetto uno o due che rimanevano nel munistero, non per guardare, che non vi aveva cosa, che i furi avessono che torre, ma per non lasciare lo monistero sanza uficio, portavasi ciascuno alcuna cosa che mangiare per la quaresima: chi pani, chi fichi secchi, chi datteri e chi legumi infusurati, e alcuni non portavano nulla, ma erano contenti dell'erbe che trovavano per lo diserto; e tutti passando lo fiume Giordano si dispergevano per lo diserto in diverse parti ciascuno per sé, e l'uno non andava all'altro, e l'uno non sapea l'astinenzia né la vita dell'altro. E per questo modo stavano insino a domenica dell'Ulivo sempre orando e dicendo salmi, e in quel dì ciascuno tornava al monistero, riportando ciascuno lo frutto della sua fatica e vittoria nell'arca della buona coscienza; e per maggiore umiltà volendo a solo Iddio piacere, avevano ordinato che l'uno non dovesse domandare l'altro, né l'uno dire all'altro né della vita, ch'avesse menata, e delle grazie e vittorie e battaglie, ch'avesse avute, sapendo che la vista e le lode degli uomini fa molto danno alle buone opere. E insieme cogli altri Zozima, venendo la quaresima, uscìo al diserto portando con seco molto poco che mangiare, e ognindì si metteva più adentro per lo diserto, andando infaticabilmente e poco mangiando e poco dormendo, se non quanto la necessità naturale lo costrigneva; e quivi dormiva, ove la notte il sonno lo coglieva, e andava pure oltre per disiderio di trovare alcuno santo padre antico e solitario, che lo edificasse.

E poiché fu ito venti giornate, un giorno in sulla sesta, ponendosi ginocchione a orare verso l'oriente, secondo che avea in uso di fare ognindì a dire l'ore sue, e guatando in su verso la mano diritta, parvegli vedere quasi un'ombra di corpo umano levato in aria; della qual cosa maravigliandosi e spaventandosi, e immaginandosi che fosse fantasia per operazione del nimico fecesi il segno della croce tre volte, e compiute ch'ebbe l'ore sue fecesi più innanzi, ed ebbe veduto andare verso il meriggio come una persona nuda col corpo nero e secco per lo sole, e coi capelli canuti e bianchi come lana, e non erano lunghi se non infino al collo; della qual cosa Zozima maravigliandosi, fu molto allegro e incominciòe fortemente a correre per giugnere questa persona, immaginandosi di trovare un gran santo padre antico. E questa era Maria Egiziaca, e Zozima non lo sapeva; la quale vedendosi correre Zozima dietro, perocch'era ignuda, incominciò a fuggire; e Zozima più rinforzando il corso, e quasi dimenticandosi la sua vecchiezza per lo grande desiderio avendola già presso che giunta, sicché la poteva udire, incominciò a gridare fortemente, e dire: «Or perché mi fuggi, servo di Dio, perché fuggi questo vecchio peccatore, aspettami per Dio, ti priego, chiunque tu se'; io ti scongiuro per quello Iddio, per lo cui amore tu stai in questo eremo, che tu mi aspetti e parlimi, e non mi fuggi». E andando Zozima dicendo queste parole con lagrime, e sempre correndo amendue pervennono ad una ripa d'un torrente secco, e Maria corse dal lato di là e stette. E giungendo Zozima di qua, e riposandosi un poco, perché non potea così salire quella ripa, incominciò a fare maggior pianto, pregando che si lasciasse parlare. Allora quella parlò, e disse: «Abate Zozima, perdonami per Dio, perocch'io non mi posso rivolgere verso di te, perché sono femmina nuda, ma gittami il pallio tuo col quale io mi possa coprire, e verrò a te volentieri per ricevere la tua benedizione». Allora Zozima maravigliandosi, che si udì nominare, e pensando come savio che quella non potea sapere lo suo nome, se non per revelazíone di Dio, conciossiacosaché mai veduto non lo avesse, ispogliossi incontanente un panno vecchio, ch'egli avea addosso, e volgendosi la faccia addietro gliele gittò, lo quale ella cignendosi e coprendosi come poteva, volsesi a Zozima e sì gli disse: «Per che cagione, o abate Zozima, se' venuto con tanta fatica per vedere una peccatrice?» Alle quali parole Zozima non rispondendo, gittossi in terra adorandola, e domandandola ch'ella in prima lo benedicesse e orasse per lui. Ma quella per umiltà non volendo ciò fare, faceva simigliantemente a lui, e stavano in questa contenzione, e non dicevano altro, se non che l'uno diceva all'altro: «Padre, benedicimi». E poiché furono stati per grande ora in questa santa contenzione per reverenzia l'uno dell'altro, disse Maria: - Abate Zozima, a te si conviene di dare la benedizione e orare, perciocché più anni se' stato prete, e celebrando a' santi altari hai piena la mente di sante orazioni -. La qual parola udendo Zozima fu molto più maravigliato, e disse: - Certamente veggio, o madre, che piena se' della divina grazia, poiché '1 nome e l'uficio mio m'hai così detto, che certo la grazia ispirituale non si dà per l'ordine del sacerdozio o per altra degnità, ma cattasi per le virtudi e per le buone opere; onde per Dio ti scongiuro, che tu in prima mi dia la tua benedizione - Allora Maria lasciandosi vincere, rispuose una cotale parola, e disse: «Benedetto Iddio redentore dell'anime nostre»; e Zozima rispuose: «Amen».

E levandosi ciascuno di terra, disse Maria a Zozima: - Priegoti, padre, che mi dichi, perché se' venuto a me con tanta fatica? - Rispuose Zozima: - Questo non è stato tanto per mia volontà, quanto per divina dispensazione e dono e provedenza, la quale ci ha fatto così insieme trovare -. Allora disse Maria: - Or ti priego, se così è, come tu dici, che per divina grazia ci siamo così trovati insieme, che mi narri lo stato e la condizione della cristiana religione, e de' regi e prelati della Chiesa, perciocché già sono molti tempi ch'io non vidi creatura umana -. E Zozima rispuose, e disse: - Lasciando le molte cose, che si potrebbono dire, brievemente ti rispondo, che '1 nostro Signor Gesù Cristo ha conceduto ferma e vera pace alla Chiesa sua. Ma priegoti che prieghi Iddio che la mantenga, e mandi pace fra tutto il mondo, e che prieghi Iddio per li miei peccati -. E disse Maria: - Questo si conviene a te, abate Zozima, lo quale hai l'uficio sacerdotale e l'abito e a pregare per li peccatori se' ordinato; tuttavia volendo ubbidire al tuo comandamento, avvegnach'ío sia peccatrice, farò orazione a Dio, secondoché m'hai detto -. E incontanente ponendosi in orazione, levando gli occhi e stendendo le mani verso l'oriente incominciò a orare con silenzio, sicché Zozima, avvegnaché vedesse menarle le labbra, nulla parola udire potea, ma disse poi che orando Maria molto prolissamente, la vide per fervore di spirito levare in alto, e stare sospesa da terra bene un gomito; per la qual cosa disse che gli entrò sì grande paura, che cadde in terra, e quasi tutto istupefatto trangosciando e sudando non potea altro dire, se non Kyrie eleison; ma poi dopo grande ora incominciandosi a confortare, vedendo costei così levata in aere, incominciò a dubitare e pensare che forse era ispirito, che avea presa quella forma, e infignevasi e dava vista d'orare. E in questo mezzo Maria tornò a terra, e compié la sua orazione, e levò Zozima di terra, che stava ancora pauroso e pensoso, e dissegli: - Abate Zozima, or come ti lasci così conturbare ai pensieri del cuore tuo, intantoché ti se' iscandalezzato in me, e hai creduto ch'io sia ispirito, ch'abbia per inganno presa questa vista e fatta questa orazione. Dio te ne rischiari e mostritene la verità. Io non sono spirito, ch'abbia preso corpo fantastico, ma sono femmina peccatrice, avvegnaché battezzata, e non abbo in me alcuna opera di maligno spirito -. E dette queste parole si fece il segno della croce alla fronte e al petto e agli occhi, e orò e disse: - Iddio onnipotente, o abate Zozima, ci liberi dal nimico dell'umana generazione, e diaci lo suo aiuto, che veramente molte e gravi battaglie ci dà -- E udendo Zozima queste parole, gittoglisi a' piedi piangendo e disse: - Per Cristo onnipotente, lo quale per la salute degli uomini prese carne e sostenne morte, per lo cui amore tu sostieni questa nudità, e hai così afflitta la tua carne, ti scongiuro e priego che tu mi dichi e reveli per ordine chi tu se', e quando ci venisti, che in verità non per vanagloria, ma per edificazione te ne dimando; e veramente credo che perciò Cristo mi ci fece venire acciocché tu a sua gloria e edificazione delle genti mi narri la tua mirabile conversazione, che sii certa che se questo a Dio non piacesse non m'avrebbe permesso ch'io t'avessi trovata, e non mi avrebbe lasciato sostenere tanta fatica invano.

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CAPITOLO II

Come narrò all'abate Zozima tutta la sua vita, e quando e inche modo era pervenuta in quel diserto.

Allora Maria levando l'abate Zozima di terra, sì gli disse: «Laida e vergognosa cosa mi pare, abate Zozima, di narrarti le mie opere vergognose; ma priegoti che mi perdoni, e al tutto ti scoprirò li miei fatti. E no gli volea io tacere per paura di vanagloria, anzi per vergogna, perocché tali sono state le mie opere, che non me ne posso gloriare, ma confondere, e temo che se io ti comincerò a dire li miei mali, tu mi fuggirai come serpente, e non ti potrà patire lo cuore d'udire tante iniquitadi; neentedimento poiché tu pure vuogli, io lo ti dirò; ma priegoti, padre, che prieghi la divina misericordia che mi perdoni le mie grandi miserie». Allora Zozima si puose in orazione per lei con lagrime, e Maria incominciò a narrare la sua vita per ordine, e disse: «Io, padre mio, fui nata, in Egitto, e essendo me pervenuta ad etade d'anni dodici, vivendo ancora mio padre e mia madre, come vaga e dissoluta giovane fuggi' in Alessandria, dove in quanta disonestà vissi, e come insaziabilmente servi' alla corruzione non te 'l potrei dire con lingua, ma dirolti come potrò in brieve. Diciassette anni fui meritrice pubblica, e sì disonesta e libidinosa, che non m'inducea a ciò cupidità o necessità di guadagno, come suole addivenire a molte, ma sola cupidità di quella misera dilettazione, intanto ch'io m'andava proferendo impudicamente, e non volea altro prezzo da' miei corruttori, riputandomi a prezzo e a soddisfazione sola la corruzione della lussuriosa vita; onde gli giuochi, l'ebrietadi e altre cose lascive, induttive a quel peccato riputava guadagno, e spesse volte rinunziava al guadagno e ai doni per trovare più corruttori, sicché nullo si scusasse né lasciasse di peccare con meco per non avere che darmi; e questo non faceva perch'io fossi ricca, ma avvegnach'io fossi indigente, sommo mio disidero e diletto era stare in risi e in giuochi e in disonesti conviti e'n corruzione continova.

Or avvenne che una fiata dopo la Pasqua della Resurressione standomi in tanti mali, vidi molte genti d'Egitto e di Libia e di diverse parti andare inverso 'l porto come pellegrini, e non sapendome dove andassono, accostaimi ad uno, e domandailo dove andavano, e que' mi rispuose che andavano in Gerusalemme al perdono dell'Esaltazione della Croce, e a vicitare li luoghi santi. E io rispuosi a quell'uomo, e dissigli: - Dimmi, priegoti, s'io vi volessi venire, credi che costoro mi lasciassono andare con loro? - E que' mi rispuose: - Se tu hai di che pagare lo navilio e di che fare le spese, nullo ti può vietare la via -. Allora io come leggiadra e disperata femmina gli dissi: - Veramente, fratello mio, non abbo né spese né navilio, ma io pure sarrò insu uno di questi legni, e poich'io sarò infra 'l mare, bisogno fia che mi notrichino, e 'l corpo mio fia loro per navilio -. E non volea io andare con loro per cura ch'io avessi di perdono, ma, come sa Iddio, solamente per avere con loro peccato e dimestichezza disonesta. Perdonami, abate Zozima, sai che io ti pregai che non mi facessi dire. Credo veramente che ti venga puzza e orrore di tanti mali, e non solamente gli tuoi orecchi, ma eziandio l'aria riceva infezione di questo parlare». Alla quale Zozima fortemente piangendo rispuose, e disse: «Per Dio ti scongiuro, suora mia, che tu narri sicuramente le tue opere per edificazione de' peccatori». Allora Maria anche riprese le parole, e disse: «Quell'uomo, lo quale io domandai dove andava la gente, udendo le mie cattive e disoneste parole, sorrise e partissi, e io velocemente me n'andai alla riva del mare, e trovaivi dieci giovani marinari, che giucavano e sollazzavano vanamente, e espettavano li compagni per navicare, perciocché molta gente era già salita insul legno loro, e io come isfacciata me n'andai in mezzo di loro, e dissi: "Menatemi con voi dove voi dovete andare, e io vi prometto che io non vi sarò disutile". Li quali vedendomi così vana e impudica, come giovani lascivi volentieri mi ricevettono, e per tutto quel viaggio la mia vita non fu altro, se non ridere e dissolvermi in canti e in giuochi vani, e inebriarmi, e fare avolterî e fornicazioni, ed altre cattive e laide cose e parole dire e fare, le quali tutte sufficientemente la lingua non può esplicare. E non mi ritraeva da tanti mali né paura di tempesta di mare, né vergogna della gente, che v'era; ma era sì sfrontata e lieve, che eziandio uomini gravi e onesti invitava a corruzione, e facevagli cadere, sicché veramente la mia fetidissima carne era esca del diavolo a tirare l'anime in abisso e in perdizione. Onde quando io mi ripenso, mi maraviglio non poco come il mare sostenne tante mie iniquitadi, e come la terra in prima o poi non si aperse, e inghiottimmi viva viva. Ma come io veggio, l'onnipotente e piatoso Iddio m'aspettava a penitenza, perché non si diletta della morte del peccatore, ma vuole che si converta e viva.

Or navicando pervenimmo dopo alquanti giorni in Gerusalèm innanzi la festa, e tutti quei giorni innanzi alla festa feci simiglianti opere e peggiori, sforzandomi di mal fare in perdizione dell'anime. E venendo la festa della Esaltazione della Croce, vedendo la turba grande andare al tempio, perché si dovea mostrare lo legno della Croce, andai loro dietro insino alla porta del tempio, e appressimandosi l'ora quando si dovea mostrare lo legno della Croce, volli entrare dentro, e io mi senti' sospignere indietro. E per più volte così m'addivenne, sicché io in nullo modo potea entrare dentro cogli altri, anzi quando era in sull'uscio e credevami poter entrare, una divina potenza mi cacciava addietro. E avvenendomi così più volte, e io pure volendomi mettere per entrare, stancai, sicch'io rimasi tutta rotta del corpo, e dolorosa e afflitta dell'anima; e così piena d'amaritudine puosimi in un cantone molto istanca, e pensava piangendo per che cagione questo m'avvenisse. E aprendomi Iddio lo cuore, cognobbi che per le mie sordide iniquitadi non permettea Iddio che io così immonda e iniqua entrassi nel suo tempio. Allora incominciai a piangere, e percuotermi il petto colle mani, e gittare bene dal cuore grandi voci e dolorosi sospiri, e guardando ebbi veduto una figura della immagine della nostra Donna quivi presso dirimpetto a me, alla quale mi botai e dissi: " Santissima Vergine, che portasti lo Figliuolo di Dio nel tuo ventre, confessoti che io non sono degna, essendo laida di tante brutture e piena di tante iniquitadi, di guatare la tua Immagine; ma certa sono, che perciò Iddio prese di te carne, e venne in questo mondo: per chiamare i peccatori a penitenza. Aiutatemi, dunque, Madre di Dio, perciocch'io non ho altro soccorso, e datemi grazia ch'io possa entrare nella chiesa. Pregoti, Madonna, che sie mia pagatrice appo Dio, e che 'l prieghi che mi lasci entrare cogli altri a vedere e adorare lo venerabile legno della santa Croce, nel quale lo nostro Signore Giesù Cristo Figliuolo tuo per la salute nostra fu confitto; e io ti prometto, Madonna, dinanzi a Dio, che da ora innanzi non macolerò la mia carne, ma incontanente ch'io averò veduto lo salutifero legno della Croce, e adoratolo, se tu me lo permetti, rinunzierò al secolo e a tutte le sue opere e andrò dovunque tu mi mostrerai per cercare la salute mia". E dicendo queste cose e facendo queste promesse, concependo una gran fiducia che la Vergine Maria per me sarebbe avvocata, e impetrerebbemi la grazia ch'io addimandava, levaimi di quel luogo dove io orava, e mescolaimi fra la gente ch'entrava nel tempio, e non mi senti' più sospignere addietro come solea, e entrai nel tempio. Allora per grande allegrezza incominciai a lagrimare e quasi tremare, e temere d'una reverenzia, vedendomi così miracolosamente in quel santo luogo, nel quale la mia iniquitade in prima non m'avea lasciato entrare. E poiché a grande agio ebbi veduto e adorato lo legno della Croce, e veduto e vicitato gli altri devoti luoghi del tempio, tornai alla predetta immagine della Vergine Maria, alla quale m'era botata, e inginocchiandomi incominciaile a parlare per questo modo: "Madonna, tu m'hai fatto misericordia, e hai asalditi gli miei prieghi, e per te sono stata degna di vedere la Croce santa, e le gloriose cose di Dio, onde per te glorifico e ringrazio lo misericordioso Iddio Figliuolo tuo Gesù Cristo, ricevitore de' peccatori. Parmi tempo oggimai, o Madonna, di compiere la mia promessa, d'andare a fare penitenza dovunque tu mi mostrerai; e però priegoti, Madonna, dirizzami e mostrami la via della salute e il luogo della mia penitenza". E dicendomi queste cose, udi' una boce, che mi disse: " Se tu passi il fiume Giordano, quivi troverai buon riposo". La qual boce intendendo io essere detta per me, incominciai a piangere fortemente, e dissi gridando: "Santissima Madre di Dio non mi abbandonare, ma abbi guardia di me, e guidami, e difendimi".

E dette queste parole mossimi per andare. E vedendomi così andare, un piatoso divoto uomo si mi diè per limosina tre danari piccioli, de' quali io comperai tre pani per portarli meco; e domandai quell'uomo, da cui io comperai il pane, qual fosse la via d'andare al fiume Giordano. E mostrandomi egli la porta, per la quale s'andava verso il fiume, uscii della città e andava piangendo per gran contrizione; e quando io mi parti', adorata la Croce del tempio, era in sulla terza, e poi la mattina seguente, innanziché '1 sole si levasse, fui giunta ad una chiesa di san Giovanni Batista posta in sulla ripa del fiume Giordano; e quivi mi comunicai, e per divozione mi lavai le mani e i piedi e la faccia dell'acqua di quel fiume, e mangiai mezzo l'uno di quei pani, e bevvi dell'acqua, e puosimi a giacere in terra, e riposaimi e dormìi, perch'era molto istanca. E il giorno seguente raccomandandomi più divotamente alla Vergine Maria, che mi dirizzasse in via di salute, passai di là dal fiume in una barchetta che v'era, e misimi per lo diserto, e pervenni a questo eremo. E da allora in qua mi sono stata qui solitaria alla speranza di Dio, lo quale salva e sovviene quelli che in lui sperano». E domandandola Zozima quanti anni erano, che v'era stata, rispose che secondo il suo parere erano quarantasette anni. E disse Zozima: - Che cibo è stato il tuo poiché ci venisti? - E Maria rispuose: - Com'io già ti dissi, due pani e mezzo avea quando io passai il fiume Giordano, li quali disseccando molto per lo sole e indurando come pietre mi bastarono molti anni, perocché ognindì ne prendea pure un poco -. E disse Zozima: - Or dimmi, se' tu passata sanza molte tentazioni e fatiche? Non hai tu avuto gran fatica e gran pena per lo subito mutamento della vita tua? - E quella rispuose e disse: - Tu m'addomandi di cosa, abate Zozima, che tutta triemo quando me ne ricorda, che veramente s'io mi volessi recare a memoria li pericoli delle tentazioni e de' pensieri, ch'io ho sostenuti, temo che non mi si rinnovellassono da capo queste piaghe - E Zozima disse: - Di' sicuramente, non temere, e non mi nascondere nulla della tua vita - Allora questa disse: - Or mi credi, abate Zozima, che per diciassette anni continovi nel principio quando in questo diserto entrai, fui sì crudelmente e duramente impugnata e tentata di cogitazioni carnali, e della memoria delle mie prime sozzure e dilizie e lascivie ed ebrietadi, che quasi ognindì era in sul cadere, ma io incontanente percotendomi il petto, orando e piangendo amaramente, mi riducea a memoria lo beneficio della Vergine Maria, e la 'mpromessa, ch'io le avea fatta, e immaginandomi di stare innanzi alla sua immagine di Gerusalèm, sì la pregava lagrimando che mi liberasse, e cessasse da me queste laide e disoneste immaginazioni, che 'l diavolo mi recava innanzi; e così piangendo e orando sentia incontanente lo suo conforto, e vedevami tutta circondare d'un mirabile lume, e la mente mi si rappacificava; e così quasi ogni giorno rinnovellandosi le battaglie, intantoché tutto il cuore parea che mi si struggesse e la carne si disordinasse, ricorrea all'arme della orazione, e gittavami in terra con pianto, pregando la mia avvocata e pagatrice, cioè la Vergine Maria, che mi soccorresse. E spesse volte istava in questo pianto colla faccia in terra un giorno e una notte continova, e mai non me ne levava infino che io non sentiva lo splendore e il lume, che di sopra dissi, lo quale cacciava tutta la tentazione. E per questo modo difesa e confortata dalla Vergine Maria, passai anni diciassette; e da quel tempo in qua per li meriti della mia avvocata ebbi pace - E disse Zozima: - Or non hai tu avuto bisogno, poi che tu ci entrasti, di cibo e di vestimento? - E quella rispuose: - Consumati quelli pani, de' quali ti dissi, che mi durarono un buon tempo mangiandone me un poco per dì, mangiai dell'erba di questo diserto anni diciassette, e le vestimenta mie, colle quali io passai al diserto, in brieve tempo si guastarono e infracidarono per la brinata, e per lo caldo, onde rimanendomi nuda fui molto tribulata per tutto il predetto tempo di verno dal freddo e dalla brinata, e di state dal disordinato caldo; ma da quel tempo in qua la divina misericordia ha liberato lo mio corpo e la mia anima da ogni pericolo; e quante volte mi ricordo e ripenso di quanti mali, e di quanti pericoli la divina grazia m'ha campata, crescemi una grande speranza e una gran letizia e fervore; ma mio cibo e mio vestimento è la parola di Dio. E veramente pruovo che, come disse Cristo, "Non in solo pane vive l'uomo, ma in ogni parola, che procede dalla bocca di Dio". E incominciolli ad allegare la Scrittura, volendogli provare che chi è ispogliato del vestimento delle iniquitadi è ben vestito e difeso da Dio. E vedendo Zozima ch'ella gli allegava la Scrittura, maravigliossi, e dimandandola dissele: - Or mi dì, sai tu leggere? o hai tu avuti libri di Profeti e de' Salmi? - E quella rispuose: - Credimi, uomo di Dio, che poiché io entrai in questo diserto, non vidi né bestia né altro animale né uomo altri che te, e mai libro non ebbi, né lessi, e mai lettera non impresi da uomo; ma il Figliuolo di Dio. vivo m'ha insegnato, lo quale a tutti può insegnare sapienza. Ecco, padre, abboti spianato la vita mia iniqua. Onde ti priego come feci insino di prima, per lo Figliuolo di Dio incarnato e morto per noi, che ti degni di pregare Iddio incessantemente per me misera peccatrice -.

E fatto ch'ebbe fine al parlare Maria per lo predetto modo, l'abate Zozima s'inginocchiòe in terra e cominciò a piangere, e disse ad alta boce: «Benedetto Iddio, lo quale solo fa cose grandi e mirabili e gloriose e innumerabili. Benedetto sia tu, Messere Signor mio Iddio onnipotente, lo quale a me peccatore se' degnato di rivelare li beni e le grazie, ch'hai fatte a questa tua ancilla e fai continovamente alli tuoi servi; lo quale non abbandoni quelli che ti vanno cercando». Allora Maria levò Zozima di terra, e dissegli: - Per Gesù Cristo nostro Salvatore, ti priego e scongiuro, servo di Dio, che queste cose, le quali ti abbo detto, non riveli a criatura, mentre ch'io sono viva. Partiti ora e va' in pace, e '1 seguente anno ci vedremo insieme colla grazia di Dio; onde ti priego che allora non passi il fiume Giordano, secondo l'usanza del munistero tuo; sappi che, se tu pur volessi, non potresti - E udendo Zozima ch'ella sapeva l'usanza del munistero, maravigliossi, e non poteva dire altro se non: «Gloria sia a te Signore, lo quale fai mirabili cose agli amici tuoi». E partendosi Zozima, Maria anche gli disse: «Stieti a mente, che tu non esca del munistero quest'altro anno, ma il Giovedì santo, fatto l'uficio del Vespro, prendi il Corpo del nostro Signore Gesù Cristo in un vasello mondissimo e vieni con esso al fiume Giordano, e quivi m'aspetta, acciocché di tua mano lo prenda e comunichi, perocché da allora in qua, ch'io mi comunicai nell'Oratorio di san Giovanni Batista in sulla ripa del fiume Giordano, quando venni in prima al diserto, come di sopra ti dissi, non presi questo Santissimo Sagramento. Ond'io ti priego, padre carissimo, che non dispregi me peccatrice, ma recami, secondo ch'io t'ho detto, a questo altro anno questo Santissimo Sacramento, del quale il nostro Signor Gesù Cristo nella cena del Giovedì santo gli suoi discepoli fece partefici. E all'abate Giovanni rettore del tuo monistero sì di', che si porti cautamente, e sia sollecito della sua congregazione, perocché vi si fa alcuna cosa che si vorrebbe correggere». E poi gli disse: «Ora per me, padre»; e tornossene verso il diserto, e lasciò andare l'abate Zozima.

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CAPITOLO III

Come l'abate Zozima si partì, e poi tornò a comunicarla, e poi a soppellirla.

E poiché fu partita Maria, l'abate Zozima per divozione baciava la terra, dove eran stati li piedi di Maria; e poi lodando e benedicendo Cristo tornò al suo monistero, e giunsevi appunto quel giorno che gli altri, secondo l'usanza, cioè il sabato d'Ulivo; e non disse di questo fatto alcuna cosa ad alcuna persona. E '1 seguente anno la domenica prima della quaresima uscendo gli frati al diserto secondo l'usanza, a Zozima entrò una febbricella, e rimase nel munistero. E ricordandosi della predetta parola di Maria, che gli disse che non si potrebbe partire; e poi in pochi giorni essendo confortato, sopravvenendo il Giovedì santo, prese lo Santissimo Corpo e Sangue del nostro Signor Gesù Cristo, e alquanti datteri e fichi secchi e lenticchie infusurate, e andossene al fiume Giordano, ed aspettava che Maria venisse. E indugiando ella a venire, Zozima guardava verso il diserto con gran desiderio per vedere se venisse, e diceva: «Forse che i peccati miei non hanno permesso ch'ella ci venga, o forse ci venne e non trovandomi tornò addietro». E pensando, e dicendo infra se stesso queste cose, con gran dolore e pianto levò gli occhi al cielo e orò, e disse: «Signor mio Idio, re e fattore d'ogni creatura, non mi fraudare del mio desiderio, ma concedimi ch'ío vegga ancora questa tua santissima ancilla, la quale aspetto». E poi incominciò a pensare infra sé, e dire: «Or che farò io s'ella viene, che non ci è navicella da poter passare? Oimè, come sono fraudato del mio desiderio». E dicendo così, ecco subitamente Maria fu giunta dall'altro lato del fiume, la quale Zozima vedendo rallegrossi molto, e lodò Iddio. E pensando egli com'ella potesse passare a lui, vide che Maria faccendo il segno della croce sopra all'acqua di quel fiume, venne e passò a lui andando sopra essa come sopra alla terra. La qual cosa egli vedendo, gittossi in terra per adorarla; ma ella gridando lo vietòe e disse: «Guarda! non fare, conciossíacosaché tu se' sacerdote, e porti lo Santissimo Sagramento». E poiché fu giunta a Zozima domandolli la sua benedizione. E Zozima tremando e con reverenza la benedisse, e poi disse: «Certamente so che la verità di Dio mai non mente; per la quale promesse che chi in lui perfettamente credesse farebbe simiglianti maraviglie a sé. Gloria sia a te Cristo Signor nostro, che non m'hai fraudato del mio desiderio, e haimi mostrato per la tua misericordia nell'esempro e nella dottrina di questa tua santissima ancilla quanto io sia ancora dilungi dalla perfezione, la quale in prima come superbo mi credeva avere». E dette queste parole disse il Credo in Deo e 'l Paternostro a petizione di Maria, e dielle pace, e poi la comunicò. E poiché fu comunicata, Maria levò le mani al cielo, e disse: Nunc dimittis, Domine, ancillam tuam, secundum verbum tuum in pace, quia viderunt oculi mei salutare tuum. E poi disse a Zozima: «Va' ora in pace. Ma priegoti che quest'altr'anno venghi a me in quel luogo, nel quale prima io ti parlai, acciocché tu veggia come io sono piaciuta a Dio». E promettendo Zozima volentieri d'andarvi, pregolla che si degnasse di mangiare un poco con lui per carità di quelle cose, ch'avea recate seco. Allora Maria volendoli condiscendere prese tre granella di lenticchie; e ringraziando Iddio le mangiò, e disse: «Bastiti la grazia dello Ispirito Santo, per la quale possiamo osservare li comandamenti di Dio innocentemente»; e poi soggiunse: «Per Dio ti priego, o padre, ora per me, e ricordati di me». Allora Zozima volendosi partire le si gittò a' piedi, e disse: «Priegoti che faccia orazione a Dio per la santa Chiesa e per lo 'mperio de' cristiani e per me peccatore», e dopo queste parole accomiatandosi l'uno dall'altro, la santissima Maria segnò l'acqua del fiume come innanzi, e passò il fiume, andando sopra l'acqua come sopra la terra, come fece di prima.

E tornando Zozima al munistero riprendeva se medesimo che non l'avea domandata del nome suo, e passato quell'anno Zozima fu sollecito di tornare all'eremo secondo l'usanza, e andò tante giornate quante in prima quando la trovò la prima volta, e aspettava con gran desiderio ch'ella gli apparisse, ma non vedendola venire incominciò a piangere, e oròe e disse: «Signore mio Gesù Cristo, rivelami questo tuo tesoro, lo quale hai nascoso in questo ermo, che sai ch'io non te 'l posso furare; dimostrami questo tuo agnolo, del quale il secolo non è degno». E orando, e andando tuttavia pervenne ad un luogo, nel quale era già stato torrente, e mirando vide da una parte verso l'oriente quasi uno splendore di sole come quando si leva la mattina, e correndo per sapere quello che fosse, trovò lo corpo di Maria, ch'era già passata di questa vita, così appunto e assettato e acconcio le mani e' piedi, come si sogliono acconciare i morti. E vedendo questo Zozima puosesi a' piedi, e fece sì grande pianto, che gliel bagnò di lagrime, e null'altra parte del corpo suo presumea di toccare. E faccendole l'uficio, e cantando certi salmi come potea, incominciò a pensare e dire infra se stesso: «Io mi pensava di soppellire questo santissimo corpo, ma temo che non dispiacesse a questa santissima femmina». E pensando così, vide a capo di questo corpo una scritta, che dicea: «Abate Zozima seppellisci in questo luogo lo corpicello di me misera Maria, e ora per me a Dio; per lo cui comandamento del mese d'aprile passai di questa vita». Per la quale iscrittura Zozima conoscendo lo suo nome, lo quale infino allora non avea saputo, fu molto allegro, e computando bene lo tempo della sua morte, cognobbe che incontanente ch'egli l'anno precedente l'ebbe comunicata al fiume Giordano, corse questa santissima al predetto luogo, dove giaceva morta e passòe di questa vita incontanente che fu giunta, e che a quel deserto e a quel luogo al quale egli era ito in venti giornate Maria era ita in una ora e incontanente era morta.

E volendo Zozima soppellire questo santissimo corpo, secondoché la iscrittura contenea, dolevasi che non avea con che fare la fossa, e non sapea che si fare. E stando così, ebbe veduto in terra un pezzo di legno, e prendendolo per cavare la terra non poteva perciocch'era troppo salda e dura; e affaticandosi e pure isforzandosi per poter cavare, poiché fu assai sudato e stanco, levossi sospirando vedendo che non potea bene fare questa fossa; e com'egli si rizzò, sì vide un leone molto grande a' piedi di Maria, che gli leccava e facevagli reverenza secondo il modo suo, lo quale vedendo temette molto, massimamente ricordandosi che Maria gli avea detto che mai fiera nulla in quel diserto avea veduta; ma pure affidandosi fecesi il segno della croce, credendo che per li meriti di quel santissimo corpo Iddio non permetterebbe che gli facesse male. E lo leone mirando verso Zozima facevali vista che si fidasse, e mostravagli segni di mansuetudine. Allora Zozima gli parlò, e disse: «Questa santa femmina mi comandò ch'io soppellissi lo suo corpo, e io sono vecchio e non posso fare la fossa, spezialmente perché la terra è dura, e io non ho ferramento da cavare, onde tu fa' questa fossa colle branche, sicché la possiamo soppellire». E incontanente lo leone incominciò a fare la fossa, e poiché fu fatta bene sufficientemente, Zozima prese quel santissimo corpo, lo quale era nudo, eccetto ch'era coperto un poco dal bellico in giù con quella parte del pallio, ch'ei le avea dato quando la trovò in prima, e soppellillo con gran reverenza. E poiché fu soppellita, lo leone si partì mansuetamente come fosse uno agnello e Zozima tornò al suo monistero lodando e ringraziando Iddio, e disse a tutti li frati per ordine ciò che incontrato gli era.

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Sabato 9 Febbraio 2025
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