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La Via Regale

p. Seraphim (Rose) di Platina

La Via Regale
La vera Ortodossia nell’era dell’apostasia

NOTA DEL TRADUTTORE
L’articolo che pubblichiamo è stato scritto quarant’anni fa, ma, pure in un quadro storico pesantemente cambiato, sia riguardo alla Russia che riguardo alle vicissitudini della Chiesa Russa all’Estero, esso mantiene una sostanziale attualità. Il problema fondamentale denunciato da questo scritto (la partecipazione delle Chiese ortodosse “ufficiali” al movimento ecumenico) non è rimasto immutato, ma è addirittura peggiorato. L’articolo mette a confronto due diversi estremismi nella Chiesa: da una parte quello del riformismo delle Chiese ortodosse ufficiali, dall’altra quello di uno “zelo senza conoscenza” da parte di gruppi ortodossi tradizionalisti (come ad esempio i Matteiti). Ci auguriamo che la pubblicazione di questo scritto, e di altri in via di traduzione ad opera dello stesso p. Seraphim, possa essere di sprone in Italia alla discussione su questo argomento.

p. Seraphim di Platina

Come dicono i Padri, gli estremi di entrambe le parti sono altrettanto dannosi. . . (E’ necessario) percorrere la via regale, evitando gli estremi su entrambi i lati. – S. Giovanni Cassiano, Conferenza II

I cristiani ortodossi vivono oggi in uno dei momenti più critici della storia della Chiesa di Cristo. Il nemico della salvezza dell’uomo, il diavolo, attacca su tutti i fronti e si sforza con ogni mezzo non solo di allontanare i credenti dalla via della salvezza mostrata dalla Chiesa, ma di sconfiggere la Chiesa di Cristo stessa, nonostante la promessa del Salvatore (Mt. 16, 18), e di trasformare il Corpo stesso di Cristo in un’organizzazione “ecumenica” che prepari la venuta del suo eletto, l’Anticristo, il grande dominatore del mondo, negli ultimi giorni.

Naturalmente, sappiamo che questo tentativo di Satana fallirà; la Chiesa sarà la Sposa di Cristo fino alla fine del mondo ed incontrerà il Cristo Sposo alla Sua seconda venuta, pura e senza macchia da unione adulterina con l’apostasia di questa era. Ma c’è un problema del nostro tempo che è di capitale importanza per tutti i cristiani ortodossi: la Chiesa rimarrà, ma quanti di noi sarà ancora in essa, dopo aver resistito ai grandi tentativi del diavolo di allontanarci da lei?

I nostri tempi sono molto simili a quelli di San Marco di Efeso nel XV secolo, quando sembrava che la Chiesa stesse per essere dissolta nell’empia unione con i latini. Anzi, i nostri tempi sono ancora peggiori e più pericolosi di quei tempi; poiché allora l’unione fu un atto imposto con la forza dall’esterno, mentre oggi il popolo ortodosso è stato  lungamente preparato alla prossima unificazione  “ecumenica” di tutte le chiese e le religioni da decenni di lassismo, indifferenza, mondanità, e indulgenza nella menzogna rovinosa che “nulla ci separa” da tutti gli altri che si dicono cristiani. La Chiesa Ortodossa è sopravvissuta alla falsa Unione di Firenze, ed ha anche conosciuto un periodo di esteriore prosperità e di interiore fioritura spirituale dopo di ciò; ma dopo la nuova falsa unione, ora perseguita con sempre maggiore slancio, continuerà ad esistere l’Ortodossia fuori che dalle catacombe e dal deserto?

Nel corso degli ultimi dieci anni e più, sotto il disastroso corso “ecumenico” perseguito dal Patriarca Atenagora e dal suo successore, le Chiese ortodosse sono ormai giunte pericolosamente vicine al naufragio totale. L’ultimo comunicato “ecumenico” del Patriarcato di Costantinopoli, “La Confessione di Thyateira” (cfr. The Orthodox Word, Jan.-Feb., 1976), è già una prova sufficiente di quanto la coscienza ortodossa sia stata perduta dalla Chiesa locale che una volta era stata la prima tra le Chiese ortodosse nella confessione della verità di Cristo; questo  triste documento mostra solo quanto gli Ierarchi di Costantinopoli siano prossimi ad essere assorbiti nel “cristianesimo”  eterodosso dell’Occidente, anche prima dell’Unione formale, che è ancora in fase di preparazione.

Le radici dell’odierno ecumenismo nelle Chiese ortodosse risalgono all’innovazionismo e al modernismo di alcuni ierarchi nel 1920. Nella Chiesa Russa, queste correnti diedero origine, prima, al movimento  della”Chiesa Vivente” che, con l’aiuto del regime comunista, cercò di rovesciare il Patriarca Tikhon e “riformare” la Chiesa in un modo radicalmente protestante, e in seguito come successore  più “conservatore” della “Chiesa Vivente”, all’organizzazione ecclesiastica sergianista  (il Patriarcato di Mosca), che ha sottolineato in un primo momento il lato politico di riconciliazione con l’ideologia e gli obiettivi del comunismo (in conformità con la famigerata “Dichiarazione” del metropolita Sergio nel 1927), e solo negli ultimi decenni si è avventurato ancor di più nel dominio dell’iinnovazionismo ecclesiastico con la sua attiva partecipazione al movimento ecumenico. Nella Chiesa greca la situazione è stata simile: l’innovazionista “Concilio Pan-ortodosso” del 1923, con le sue riforme di tipo protestante ispirate dal Patriarca Meletios Metaxakis di triste memoria, si era rivelato troppo radicale per essere accettato dal mondo ortodosso, e gli innovatori avevano dovuto accontentarsi di imporre una riforma del calendario su alcune delle Chiesa non-slave.

Grandi movimenti di protesta si opposero ai riformatori in entrambe le Chiese, russa e greca, producendo le profonde divisioni che esistono fino ad oggi nel mondo ortodosso. Nella Chiesa Russa, il Sergianismo è stato decisamente respinto da moltissimi dei vescovi e fedeli, guidati dal metropolita Joseph di Pietrogrado; questo movimento “josephita” si organizzò poi  in una certa misura e divenne noto come la “vera Chiesa ortodossa”. La storia di questa Chiesa Russa illegale “delle Catacombe”  è, ad oggi, velata dal segreto, ma in questi ultimi anni sono venute alla luce un numero di testimonianze sorprendenti delle sue attività attuali, portando a severe misure di repressione da parte del governo sovietico. Il nome del suo attuale primo ierarca (il Metropolita Teodosio) è diventato noto, così come quello di uno dei suoi dieci o più vescovi (il vescovo Seraphim). Nella diaspora, la Chiesa Russa fuori dalla Russia si è impegnata fin dall’inizio del Sergianismo nel 1927 in una ferma posizione anti-sergianista, e in numerose occasioni ha espresso la sua solidarietà con la Vera Chiesa Ortodossa in Russia, sempre rifiutando ogni comunione con il Patriarcato di Mosca. Il suo tradizionalismo convinto e senza compromessi  in questa e in altre questioni non erano graditi ad alcuni dei vescovi russi dell’Europa occidentale e in America, che erano più ricettivi alle correnti “riformiste” dell’Ortodossia del XX secolo, e si sono separati in diversi momenti dalla Chiesa russa fuori dalla Russia, creando così le attuali differenze “giurisdizionali”  della diaspora russa.

In Grecia il movimento di protesta, da un simile istinto ortodosso, prese allo stesso modo il nome di “veri cristiani ortodossi”. Fin dall’inizio nel 1924 (quando fu introdotta la riforma del calendario), questo movimento è stato particolarmente forte tra i semplici monaci, i sacerdoti e laici della Grecia; il primo vescovo a lasciare la Chiesa di Stato di Grecia per unirsi al movimento fu il metropolita Crisostomo di Florina, e oggi esso continua la sua vita e la sua organizzazione del tutto indipendenti, comprendendo circa un quarto di tutti i cristiani ortodossi di Grecia, e forse la metà o più di tutti i monaci e le monache. Sebbene popolarmente conosciuti come i “vecchio calendaristi,” i veri cristiani ortodossi di Grecia si distinguono per un tradizionalismo fedele nella vita e nella dottrina ortodossa in generale, vedendo la questione del calendario soltanto come una prima fase e una pietra di paragone del modernismo e del riformismo.

Mentre sempre di più il cancro “ecumenico” erode gli organi ancora vitali delle Chiese ortodosse di oggi, una simpatia crescente viene mostrato dai membri più sensibili delle giurisdizioni ortodosse “ufficiali” verso la causa e i rappresentanti delle Chiese  antiecumeniste ed antiriformiste della Russia, della Grecia, e della diaspora. Alcuni, vedendo le giurisdizioni “ufficiali” come ormai irrimediabilmente incamminate sul percorso dell’anti-ortodossia, hanno preso ad abbandonarle come navi in naufragio e si uniscono alle fila dei veri cristiani ortodossi; altri, ancora sperando nella restaurazione di una rotta ortodossa nell’Ortodossia mondiale, pensa che sia per adesso sufficiente esprimere simpatia per i veri cristiani ortodossi o protestare con coraggio contro la mentalità “riformista” nelle giurisdizioni ufficiali. I dieci anni di epistole antiecumeniche del Metropolita Filarete, capo Gerarca della Chiesa russa fuori dalla Russia, hanno colpito una corda sensibile all’interno di un certo numero di Chiese ortodosse, anche se la risposta “ufficiale” per esse è stato in gran parte il silenzio o l’ostilità.

Oggi, più che in ogni altro momento nella lotta  cinquantennale per la preservazione della tradizione ortodossa in un’era di apostasia, la voce della vera e intransigente Ortodossia potrebbe essere ascoltata in tutto il mondo e avere un profondo effetto sul futuro corso delle Chiese Ortodosse. È probabile in realtà che sia già troppo tardi per evitare l’innovazionista “Ottavo Concilio Ecumenico” e l’Unione “ecumenica” che vi è sottesa; ma forse una o più delle Chiese locali potrebbero ancora essere convinte a fare un passo indietro da questa rotta rovinosa che porterà alla liquidazione finale (come ortodosse) di quelle giurisdizioni che la seguiranno fino in fondo; e, in ogni caso, singoli individui e intere comunità potranno certamente essere salvati da questo percorso, per non parlare di quelli tra gli eterodossi che potranno ancora trovare la loro strada nel recinto salvifico della vera Chiesa di Cristo.

È di fondamentale importanza, quindi, che questa voce sia in realtà una voce di vera (cioè patristica) Ortodossia. Purtroppo, talvolta accade, in particolare nel calore della controversia, che posizioni ortodosse fondamentalmente valide  siano esagerate da un lato, e fraintese dall’altro, e che quindi nasca in alcune menti l’impressione totalmente fuorviante che la causa della vera ortodossia sia oggi un specie di “estremismo”, una sorta di “reazione da destra” al corso prevalente “di sinistra”, ora seguito dai leader delle  Chiese ortodosse “ufficiali”. Una tale visione politica della lotta per la vera ortodossia oggi è del tutto falsa. Questa lotta, al contrario, ha assunto la forma, tra i suoi migliori rappresentanti oggi, sia in Russia, Grecia, o della diaspora, di un ritorno al cammino patristico della moderazione, una media tra estremi; questo è ciò che i Santi Padri chiamano la via regale.

La dottrina di tale “via regale” è esposta, ad esempio, nella decima delle Istruzioni Spirituali del S. Abba Doroteo ‘, dove si cita in particolare il Libro del Deuteronomio:  “Non deviare né a destra né a sinistra , ma passa per la via regale “(Dt 5, 32; 17, 11.), e da San Basilio il Grande:” retto di cuore è colui il cui pensiero non si allontanano né per eccesso né per difetto, ma è diretto solo al mezzo della virtù.” Ma forse questo insegnamento è più chiaramente espresso dal grande Padre ortodosso del V secolo, San Giovanni Cassiano, che si trovava di fronte a un compito non dissimile al nostro compito ortodosso oggi: presentare il puro insegnamento dei Padri orientali a popoli occidentali che erano spiritualmente immaturi e non avevano ancora compreso la profondità e la finezza della dottrina spirituale orientale ed erano quindi inclini ad andare agli estremi, sia quello del lassismo che quello dell’eccessiva severità, nell’applicare questa dottrina spirituale alla vita. San Cassiano espone la dottrina ortodossa della via regale nella sua Conferenza sul tema della “sobrietà mentale” (o “discrezione”), Conferenza che fu elogiata da San Giovanni della Scala (Gradino 4, 105) per la sua ” bella e sublime filosofia”:

“Con tutte le nostre forze e con tutti i nostri sforzi dobbiamo sforzarci con umiltà di acquisire per noi stessi il buon dono della sobrietà mentale, che può preservarci indenni dagli eccesso da entrambi i lati. Perché, come dicono i Padri, gli estremi di ambedue le parti sono ugualmente dannosi, sia l’eccesso del digiuno e il riempire il ventre, sia l’eccesso di veglia che l’eccessivo sonno, e così gli altri eccessi”. La sobrietà della mente “insegna all’uomo a percorrere la via regale , evitando gli estremi su entrambi i lati: sul lato destro che non gli consente di essere ingannato da una eccessiva astinenza, sul lato sinistro di essere trascinato nell’incuria e nel rilassamento “. E la tentazione sul” lato destro “è ancora più pericolosa di quella sulla “sinistra”: “l’astinenza eccessiva è più dannosa del saziarsi; perché, grazie al pentimento, si può superare quest’ultimo fino a una corretta comprensione, ma dalla precedente non si può” (perché, ad esempio, l’orgoglio sulla propria” virtù impedisce la via dell’umiltà penitente che potrebbe salvare) . (San Giovanni Cassiano il Romano, Conferenze, II, capp. 16, 2, 17)

Applicando questa dottrina alla nostra situazione, possiamo dire che la “via regale” della vera ortodossia oggi è un medio che si trova tra gli estremi dell’ecumenismo e riformismo, da un lato, e lo “zelo senza conoscenza” (Rom. 10, 2) dall’altro. La vera ortodossia non deve andare “al passo coi tempi”, da un lato, né fare del “rigore” o della “correttezza” o della “canonicità” (buoni in sé stessi) una scusa per l’auto-soddisfazione farisaica, l’esclusivismo, e la diffidenza, d’altra. Questa autentica moderazione ortodossia non deve essere confuso con la semplice tiepidezza o indifferenza, o con qualsiasi tipo di compromesso tra estremismi politici. Lo spirito di “riforma” è tanto diffuso oggi che qualcuno le cui opinioni sono radicate dallo “spirito dei tempi” riguarderà alla vera moderazione ortodossa come a una sorta di “fanatismo”, ma chiunque guardi la questione più profondamente e metta in pratica la visione patristica troverà come la via regale sia lontana da ogni tipo di estremismo. Forse nessun maestro ortodosso nei nostri giorni fornisce un esempio di sana e fervente moderazione ortodossa quanto il defunto arcivescovo Averky di Jordanville; i suoi numerosi articoli e sermoni respirano lo spirito rinfrancante del vero zelo ortodosso, senza alcuna deviazione né a “destra” né a “sinistra”, e una costante attenzione al lato spirituale della vera Ortodossia. (Vedi in particolare il suo articolo, Santo zelo,  in The Orthodox Word, May-June, 1975)

LA CHIESA RUSSA fuori dalla Russia è stata posta, dalla provvidenza di Dio, in una posizione molto favorevole per preservare la “via regale” in mezzo alla confusione di tanta parte dell’Ortodossia del XX secolo . Vivendo in esilio e in povertà in un mondo che non ha capito la sofferenza del suo popolo, essa ha focalizzato la sua attenzione sulla conservazione inalterata della fede che unisce il suo popolo, e si trova così ad essere estranea a tutta la mentalità ecumenica, fondata invece sull’indifferenza religiosa e sull’auto-soddisfazione, sul benessere materiale, e sull’internazionalismo senz’anima. D’altra parte, è stata preservata dal cadere nell’estremismo del “lato destro” (come ad esempio potrebbe essere una dichiarazione che i Misteri del Patriarcato di Mosca sono senza grazia) dalla sua coscienza viva che la Chiesa Sergianista in Russia non è libera ; si può naturalmente non avere comunione con un tale organismo, dominato da atei, ma quanto a definizioni precise del suo status è meglio che esse siano lasciate ad un Concilio della Chiesa Russa libera in futuro. Se sembra esserci “contraddizione logica” qui (“se non neghi i suoi misteri, perché non sei in comunione con lei?»),  questo è un problema solo per i razionalisti; quanti inveci si accostano domande di natura ecclesiastica con il cuore e la testa non hanno problemi ad accettare questa posizione, che è il testamento dato alla Chiesa russa della diaspora dal suo saggio capo Ierarca, metropolita Anastassy (+1965).

Vivendo in libertà, la Chiesa Russa fuori dalla Russia ha considerato come uno dei suoi importanti obblighi quello di esprimere la sua solidarietà e la piena comunione con la sotterranea Vera Chiesa Ortodossa di Russia, la cui esistenza è totalmente ignorata e addirittura negata dall’Ortodossia “ufficiale”. Quando Dio vorrà, e quando sarà passata la terribile prova della Chiesa e del popolo russo, le altre Chiese ortodosse potranno meglio comprendere la situazione Chiesa russa; fino ad allora, forse, tutto ciò che si potesse sperare era che le Chiese ortodosse libere non mettessero in discussione il diritto della Chiesa russa fuori dalla Russia ad esistere o negassero la grazia dei suoi misteri; quasi tutte sono a lungo rimaste in comunione con essa (fino a che la sua non partecipazione al movimento ecumenico la isolasse  e facesse di essa un rimprovero alle altre Chiese, in particolare negli ultimi dieci anni), e fino ad oggi hanno resistito (almeno passivamente)  ai tentativi di ispirazione politica fatti dal Patriarcato di Mosca perché essa fosse dichiarata “scismatica” e “non canonica”.

Negli ultimi anni, la Chiesa russa fuori dalla Russia ha dato anche sostegno e riconoscimento ai veri cristiani ortodossi di Grecia, la cui situazione è stata a lungo anche estremamente difficile e incompresa. In Grecia il primo colpo contro la Chiesa (la riforma del calendario) non fu mortale quanto la “Dichiarazione” del metropolita Sergio in Russia, e per questo motivo è stato necessario più tempo perché la coscienza teologica del popolo greco-ortodosso potesse vedere il suo pieno significato anti-ortodosso. Inoltre, pochi vescovi di Grecia hanno avuto il ​​coraggio di unirsi al movimento (mentre, al contrario, il numero di vescovi non sergianisti in principio era più grande di tutto l’episcopato della Chiesa greca). E soltanto negli ultimi anni la causa dei vecchio calendaristi è divenuta un po’ più “intellettualmente rispettabile”, dal momento che sempre più laureati si sono unita ad essa. Nel corso degli anni essa ha subito persecuzioni, a volte molto feroci, da parte dello Stato e della Chiesa ufficiale, e fino ad oggi resta disdegnata da parte dei più “sofisticata” e totalmente senza il riconoscimento da parte del mondo ortodosso “ufficiale”. Purtroppo, disaccordi interni e divisioni hanno continuato ad indebolire la causa dei vecchi calendaristi, ed essi mancano di un’unica unanime voce per esprimere la loro posizione per una Ortodossia patristica. Comunque, la basilare Ortodossia della loro posizione non può essere negata, e non si può che accogliere una presentazione di esso come quella dell’articolo che segue [1].

La crescente comprensione negli ultimi anni dell’unità di base della causa della vera Ortodossia in tutto il mondo, che si tratti della Chiesa Catacombale di Russia, dei vecchio-calendaristi di Grecia, o della Chiesa Russa fuori della Russia, ha portato alcuni a pensare in termini di un “fronte unitario” di Chiese confessanti per opporsi al movimento ecumenico, che ha preso possesso di tutta l’Ortodossia “ufficiale”. Tuttavia, nelle condizioni attuali questo potrà difficilmente avvenire; e in ogni caso, questa sarebbe una visione “politica” della situazione, che vede il significato della missione della vera Ortodossia in maniera troppo esterna. Le reali dimensioni  della protesta dei veri ortodossi contro l’Ortodossia “ecumenica”, contro la neutralizzata e tiepida Ortodossia dell’apostasia, devono ancora essere rivelate, soprattutto in Russia. Ma non può essere che la testimonianza di tanti martiri e confessori e campioni della vera Ortodossia nel XX secolo sia stata vana. Possa Dio preservare i suoi zeloti nel sentiero regale della vera Ortodossia, fedeli a Lui e alla sua Santa Chiesa fino alla fine dei tempi!

Questo articolo è originariamente apparso su The Orthodox Word, settembre-ottobre, 1976 (70), pp. 143-149. Trad. del p. Daniele Marletta


NOTE

[1] Si fa qui riferimento a uno scritto del Metropolita Cipriano di Oropòs e Filì (al tempo archimandrita), pubblicato nella stessa rivista The Orthodox Word, a seguito dell’articolo di p. Seraphim. Il Metropolita Cipriano scrisse spesso, su richiesta dei monaci del Monastero di Platina, alcuni contributi per questa loro rivista, almeno finché fu in vita p. Seraphim.


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