† Sua Eminenza, il Metropolita Cipriano di Oropos e Filì
(1935-2013)
I tre stati della vita spirituale
I Santi Padri divinamente ispirati ci insegnano come i cristiani rientrino in tre categorie:
a) coloro che esercitano le proprie passioni;
b) coloro che contengono le proprie passioni; e
c) coloro che estirpano le proprie passioni.
Ci sono persone degne di pietà che gemono sotto il grave fardello delle loro passioni. Essi non si oppongono in alcun modo alle loro passioni peccaminose e a ciò che il Diavolo, per mezzo di esse, evoca in loro. Il loro peccato diventa così una tremenda abitudine e un disumano tiranno . Questi sono coloro che esercitano le proprie passioni.
Alla seconda categoria appartengono tutti coloro che soffrono, essendo passionali, resistono alle loro passioni, superano i pericoli, ma non troncano le passioni, non agiscono cioè in opposizione ad esse, non adottano un trattamento terapeutico.
Infine, ci sono quanti, per grazia di nostro Signore, coscientemente combattono la battaglia spirituale senza concessioni o compromessi, che sradicare le loro passioni peccaminose con il lavoro dell’incessante preghiera e, in generale, delle divine virtù; e così, per mezzo della purificazione, procedono verso l’illuminazione e la deificazione.
* * *
Un semplice esempio:
• Qualcuno ci insulta e ci umilia senza ragione. Noi ci agitiamo, andiamo in collera, restituiamo l’insulto, ricordiamo costantemente il male che egli ci ha fatto e lo giudichiamo. In questo modo, siamo stretti nella presa del risentimento e dell’odio per il nostro fratello.
• Potrebbe darsi tuttavia il caso che, pur soffrendo interiormente, lottiamo per non rispondere. Siamo forse sconfitti nella lotta o trascinati dall’abitudine, ma poi lasciamo perdere. Apparteniamo in tal caso alla seconda categoria, quella di chi si trattiene.
• Se, d’altra parte, ci rallegriamo di essere stati insultati, condanniamo noi stessi e ci rattristiamo per esser stati motivo di turbamento e ira da parte del nostro fratello, allora siamo in uno stato spirituale gradito a Dio.
Dice Abba Doroteo di Gaza che chi esercita la sua passione somiglia ad un uomo a cui il nemico sta tirando delle frecce, e lui le prende e se ne trafigge da sé il cuore. Quanto a chi trattiene la sua passione, egli ricorda uno a cui il nemico sta tirando, ma che ha indossato una corazza e non è ferito dalle frecce. Chi sradica le passioni, invece, somiglia ad uno che prende le frecce e le spezza o le restituisce nel cuore del suo nemico.
Fratelli e sorelle in Cristo: ora che siamo nel mezzo della Luce della Risurrezione, risolviamoci almeno a non esercitare le nostre passioni in futuro; questo sarà un fondamento sicuro, cosicché, con l’aiuto della Deipara e della nostra partecipazione agli Immacolati Misteri, possiamo giungere alla condizione di coloro che sradicano le loro passioni per il Regno dei Cieli.
Domenica di Tommaso
25 aprile 2005 (cal. ecclesiastico)
(trad. di p. Daniele Marletta)