Spiegazione semplice del problema del calendario
del p. Daniele Marletta
«Natale? Il 7 Gennaio? E perché?». Molti cristiani ortodossi si sono sentiti declinare in un modo o in un altro una domanda come questa. A dire il vero, gli italiani fanno spesso fatica anche a capire cosa sia un cristiano ortodosso; e pensare che l’Ortodossia è la più importante minoranza religiosa in Italia. A complicare la faccenda c’è anche il fatto che non tutti gli ortodossi festeggiano il Natale il 7 Gennaio, ma questo è un altro problema: non ne parleremo diffusamente, ma ne accenneremo in fondo. Nelle righe seguenti cercheremo di chiarire le idee sul calendario della Chiesa Ortodossa.
COMPLICHIAMO LE COSE
Per cominciare, complichiamo le cose, e diciamo che non solo gli ortodossi festeggiano il Natale il 7 Gennaio, ma festeggiano anche l’Epifania (che chiamano Teofania) il 19 Gennaio, e non il 6. Il problema, dunque, non riguarda soltanto il Natale ma molte altre feste. Quasi tutte. Le feste a data mobile (la Pasqua, ad esempio) possono a volte coincidere, nella data, con le corrispondenti feste cattoliche, anche se accade di rado. Per fare un esempio, nel 2013 i cattolici-romani hanno festeggiato la Pasqua il 31 Marzo, gli ortodossi il 5 Maggio; nel 2014, al contrario, ambedue l’hanno festeggiata il 20 Aprile. Questa “irregolarità” della Pasqua dipende dai complessi calcoli che ne regolano il ciclo. Non ci occuperemo, comunque, del calcolo della Pasqua (argomento che ci riserviamo per il futuro), ma soltanto delle feste fisse.
Ricapitolando: Natale il 7 Gennaio, Teofania il 19 Gennaio, Annunciazione il 7 Aprile… Il lettore più avveduto si sarà già accorto che tra le feste (a data fissa) cattoliche e quelle ortodosse ci sono sempre tredici giorni di differenza.
Perché tredici giorni? Per rispondere diremo che questi giorni di differenza non sono sempre stati tredici. Alla fine del XIX secolo, per esempio, erano dodici; alla fine del XVIII secolo erano undici… Per andare sul preciso: alla fine dell’anno 1582 la differenza era di dieci giorni; all’inizio di quello stesso anno, invece, non c’era alcuna differenza. Cosa è successo nel 1582?
UN PO’ DI STORIA
Fin dal IV secolo d.C., la Chiesa aveva adottato (e opportunamente adattato) il calendario in uso nell’Impero Romano, il calendario “giuliano” (così detto perché promulgato da Giulio Cesare nel 46 a. C). Nel 1582, Papa Gregorio XIII pubblicò la bolla Inter gravissimas, nella quale si dettavano le regole del nuovo calendario cattolico, che proprio da questo Papa prende il nome di “calendario gregoriano”. Si tratta del calendario tutt’oggi in uso nella maggior parte dei paesi del mondo. Motivo ufficiale della riforma? Il calendario giuliano aveva accumulato dieci giorni di ritardo rispetto al ciclo reale del sole, tanto che l’equinozio di primavera non cadeva più il 21 Marzo, ma l’11 Marzo. Anche qui ci sarebbe da fare più di un rilievo tecnico-scientifico sulle “inesattezze” del calendario giuliano, come su quelle del calendario gregoriano; lasciamo però anche questo per il futuro. C’è infatti una questione più spinosa da trattare. Quanto interessava realmente a Papa Gregorio XIII dell’equinozio di primavera? Probabilmente non gli interessava per nulla. Molto di più gli interessavano le conseguenze della sua riforma sulla vita dei cattolici.
Con la pubblicazione della bolla, passarono al calendario gregoriano l’Italia, la Francia, la Spagna, il Portogallo ed altri paesi cattolici. Il primo effetto immediato della riforma (probabilmente l’unico effetto che interessasse davvero al Papa) fu quello di costringere i cattolici a seguire un calendario diverso da quello degli altri cristiani. Soprattutto diverso da quello dei protestanti, che per molti anni furono i più severi critici di questa riforma. Dare ai cattolici un calendario diverso significava soprattutto impedire loro di frequentare le chiese protestanti. Questo fu probabilmente il vero motivo della riforma.
In seguito, comunque, anche i protestanti decisero di adottare il calendario gregoriano, così questo motivo iniziale fu quasi dimenticato.
E GLI ORTODOSSI?
Gli ortodossi hanno invece continuato ad usare il calendario giuliano. Questo significa, per intenderci, che gli ortodossi festeggiano il Natale il 25 Dicembre del calendario giuliano, che coincide con il 7 Gennaio del calendario gregoriano. Non è la data che cambia, ma il calendario, cosa a molti non chiara. Inoltre, nel 1583, la Chiesa Ortodossa ha ufficialmente condannato il calendario gregoriano. Si potrebbe chiedere il perché di tanta ostinazione. Si potrebbe rispondere che gli ortodossi non si sentono in nessun modo obbligati dai capricci di un Papa del XVI secolo, né dalla sua personale polemica con i protestanti. La storia, come vedremo, ha dato ragione di tanta testardaggine.
Nella prima metà del XX secolo alcune Chiese Ortodosse hanno cercato di adottare (anche se soltanto parzialmente) il calendario gregoriano, con risultati disastrosi: il “nuovo” calendario ha trovato resistenze ovunque sia stato introdotto: in Grecia, in Romania, in Bulgaria sono nate Chiese parallele a quelle ufficiali. In questi paesi ci sono ortodossi “di nuovo calendario” e ortodossi “di vecchio calendario”; una situazione molto problematica, in cui le accuse di “modernismo” e “integralismo” si sprecano. Anche questo un argomento complesso da riservare al futuro. Al di là di queste reciproche accuse c’è infatti un dato importante: il calendario gregoriano, molto semplicemente, non è adatto alla struttura dell’anno liturgico della Chiesa Ortodossa. Tanto che anche laddove è stato (anche se solo parzialmente) adottato c’è chi suggerisce di tornare al calendario della tradizione. A tutt’oggi comunque la maggior parte dei cristiani ortodossi continua ad utilizzare il calendario giuliano.