† di Sua Eminenza, il Metropolita Cipriano di Oropos e Filì
(1935-2013)
Una delle caratteristiche fondamentali della spiritualità ortodossa è quella della vigilanza.
Il pio cristiano è tenuto a vigilare costantemente per proteggere il suo cuore dagli attacchi del nemico, che incessantemente lo martella con pensieri malvagi, fantasie impure e sentimenti passionali.
Questa vigilanza spirituale, accompagnata dalla preghiera incessante, purché praticata con costanza, umiltà e pentimento, purifica l’uomo spiritualmente e corporalmente e lo rende vaso del Dio incontenibile.
Questo lavoro interiore non è un dovere formale o una virtù che ad un certo punto ha una fine, ma è un’attività che dura tutta la vita, perché anche il Diavolo si sforza costantemente di ingannare l’anima e di separarla dal suo Cristo Sposo.
Alle anime che amano Dio, interamente dedicate all’amore del nostro Signore con attenzione e preghiera, è stato concesso di ripetere con umiltà e gratitudine: «Io dormo, ma il mio cuore veglia».
I Santi Angeli coprono queste anime benedette anche nel sonno; così, non appena aprono gli occhi al risveglio, tutto il loro essere si rivolge in glorificazione al nostro Signore, e la giornata inizia con una benedizione divina.
Con una profonda coscienza della sua debolezza, il credente cade mentalmente davanti alla Croce di nostro Signore e invoca l’assistenza celeste per essere liberato dal leone ruggente.
L’ambiente che ci offre la nostra epoca è ormai quasi universalmente anti-esicastico.
Di conseguenza, è necessario porre una particolare enfasi sulla vigilanza, poiché in questi giorni è più che mai attuale il detto patristico «Chi vuole essere salvato deve avere molti occhi» .
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Possano gli occhi della nostra anima essere sempre rivolti al nostro Redentore, affinché tutte le astuzie del diavolo possano essere vanificate.
L’ispirato da Dio Abba Barsanufio ci consiglia meravigliosamente:
«Quanti navigano per mare, anche quando si trovano in bonaccia, ma sono ancora in mare aperto, si aspettano turbamenti, pericoli e naufragi; e per loro la calma temporanea non è di alcun aiuto. Infatti sono al sicuro soltanto una volta giunti al porto, proprio all’ingresso del quale molti sono annegati. Così, allo stesso modo, finché il peccatore è nel mondo, deve sempre temere il naufragio».
Possa l’esortazione del nostro Signore essere la nostra costante compagna in questo nostro pericoloso viaggio per mare:
“Veglia, sii vigile e prega…
e quel che dico a te lo dico a tutti: vegliate!”
Domenica delle Mirofore, 2/15 maggio 2005