Commento alla pericope evangelica della nona Domenica di Matteo. (Matteo 14, 22-34)
Dal Commento al Vangelo secondo Matteo del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria
22. In quel tempo Gesù ordinò ai suoi discepoli a montare sulla barca, e a passare innanzi a lui all’altra riva, mentre egli avrebbe licenziata la folla. Usando la parola “ordinò”, Matteo suggerisce quanto fossero inseparabili i discepoli da Gesù, perché volevano stare con Lui in ogni momento. Egli manda via le moltitudini, non volendo attirarle dietro a sé, per timore che sembri vantarsi del suo potere.
23-24. Licenziata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli era là, solo. La barca invece era in mezzo al mare, sbattuta dalle onde perché il vento era contrario. È salito sul monte per mostrarci che dobbiamo pregare senza distrazioni; tutto ciò che ha fatto è stato per il nostro bene poiché Egli non aveva di per sé bisogno di preghiera. Pregava fino a sera, insegnandoci a non smettere di pregare dopo poco tempo, e anche a pregare soprattutto di notte, perché allora c’è molto silenzio. Egli permette ai discepoli di essere sorpresi da una tempesta, in modo che possano imparare a sopportare coraggiosamente le prove e conoscere il suo potere. La barca era proprio in mezzo al mare in modo da rendere maggiore la loro paura.
25-27. Alla quarta vigilia della notte Gesù venne verso di loro camminando sul mare. I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono atterriti e dissero: «È un fantasma!» E, dalla paura, gridavano. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io!, non abbiate paura!» Non apparve loro subito per calmare la tempesta, ma alla quarta vigilia, [cioè quando la notte stava per finire], insegnandoci a non chiedere una soluzione rapida alle nostre disgrazie, ma a sopportarle con coraggio. La notte era divisa in quattro parti dai soldati che facevano la guardia a turni, ogni “vigilia” della durata di tre ore. Così dunque, qualche tempo dopo l’ora nona della notte, il Signore apparve loro come Dio, camminando sulle acque. Ma pensavano che fosse un fantasma, tanto straordinario e strano era lo spettacolo. Poiché non lo avevano riconosciuto dalla figura, essendo notte e per via della paura. Per prima cosa rafforza la loro determinazione dicendo: «Sono io che posso tutto; fatevi coraggio».
28. Pietro rispose e gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sull’acqua!» Avendo Pietro un fervido amore per Cristo, desidera subito, prima degli altri, di essergli vicino. Infatti egli crede non solo che Gesù stesso cammini sulle acque, ma che concederà anche questo a lui. Pietro non ha detto: «Dimmi di camminare», ma piuttosto «di venire a te». La prima sarebbe stata ostentazione; la seconds è l’amore per Cristo.
29-30. Ed egli disse: «Vieni!» Pietro scese dalla barca e camminò sull’acqua, andando verso Gesù. Ma vedendo che il vento era forte, ebbe paura e, cominciando a sprofondare, gridò: «Signore, salvami!» Il Signore distese il mare sotto i piedi di Pietro, rivelando la sua potenza. Guarda come Pietro prevalse su ciò che era maggiore, il mare, ma ebbe paura del minor pericolo, il vento; tale è la debolezza della natura umana. E fu non appena ebbe paura che iniziò ad affondare. Quando la sua fede si indebolì, allora cadde. Il Signore fece questo per non gonfiare Pietro e per consolare gli altri discepoli che forse lo invidiavano. Al che Cristo mostrò anche quanto fosse più grande di Pietro.
31-33. Allora Gesù stese subito la mano, lo afferrò e gli dice: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?» Appena salirono sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono a lui, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!» Mostrando che la causa del suo naufragio non era stato il vento ma la pusillanimità, Cristo non rimprovera il vento, ma il pauroso Pietro. Per questo lo sollevò e lo depose sull’acqua, ma lasciò soffiare il vento. Pietro non dubitava in tutto, ma in parte. Poiché aveva paura, mostrava mancanza di fede; ma gridando «Signore, salvami» fu guarito dalla sua incredulità. Ecco perché sente le parole, «uomodi poca fede, e non «uomo di nessuna fede». Anche quelli che erano nella barca furono liberati dalla paura, perché il vento cessò. E allora infatti, riconoscendo Gesù per queste cose, confessarono la sua divinità. Perché non è un attributo dell’uomo camminare sul mare, ma di Dio, come dice Davide: «Nel mare sono le tue vie e i tuoi sentieri in molte acque» [Sal. 76, 19]. Il significato spirituale del miracolo è questo: la barca è la terra; le onde, la vita dell’uomo turbata da spiriti maligni; la notte, l’ignoranza. Nella quarta vigilia, cioè alla fine dei tempi, apparve Cristo. La prima vigilia fu l’alleanza con Abramo; la seconda, la legge di Mosè; la terza, i profeti; e la quarta, la venuta di Cristo. Poiché ha salvato quelli che stavano annegando quando è venuto ed era con noi in modo che potessimo conoscerlo e adorarlo come Dio. Vedi anche come il successivo rinnegamento, ritorno e pentimento di Pietro furono prefigurati da ciò che gli accadde qui sul mare. Proprio come lì dice con coraggio: «Non ti rinnegherò», così qui dice: «Dimmi di venire da te sull’acqua». E come allora gli fu permesso di negare, così ora gli fu permesso di affondare. Qui il Signore gli dà la mano e non lo lascia annegare, e lì, con il pentimento di Pietro, Cristo lo trasse fuori dall’abisso della negazione.
34-36. Compiuta la traversata, approdarono a Gennesaret. E quando gli uomini di quel luogo lo ebbero conosciuto, mandarono in tutto il paese circostante e gli portarono tutti i malati; e lo supplicarono di poter toccare anche solo l’orlo della sua veste: e tutti coloro che lo toccavano erano guariti perfettamente. Gesù rimase per qualche tempo a Gennesaret, e la gente lo riconobbe non solo dalla vista, ma dai segni che operava, e mostrò una fede fervida. Tanto che desideravano persino toccare l’orlo della sua veste, e infatti, quando lo fecero, furono guariti. Anche tu, o lettore, tocchi l’orlo della veste di Cristo, che è la fine del suo soggiorno nella carne. Perché se credi che è asceso, sarai salvato. La veste significa la Sua carne; e il suo lembo, la fine della Sua vita sulla terra.