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I «Discorsi ascetici» di Sant’Isacco

Isacco di Ninive, Discorsi ascetici,
a cura di Maria Benedetta Artioli,
Edizioni Studio Domenicano, 2018 (I Talenti 26)

Recensione a cura del p. Daniele Marletta

“Leggi Abba Isacco” fu la risposta di San Gerolamo di Egina a un giovane che gli chiedeva consigli per una lettura spirituale. Quando il giovane osservò che lo aveva già letto, il Santo ripeté senza scomporsi: “Leggi Abba Isacco”. I Discorsi ascetici di Sant’Isacco il Siro (del quale la Chiesa fa memoria il 28 di Gennaio) sono probabilmente, insieme alla Scala di San Giovanni Climaco, una delle opere più importanti della tradizione ascetica e spirituale della Chiesa Ortodossa, e questo piccolo aneddoto può ben mostrarlo.
Non sappiamo molto di Sant’Isacco. Nato agli inizi del VII secolo a Bet Qatraye (ovvero nella regione dell’odierno Qatar), entrò ancora giovane, assieme al fratello, nella Lavra di San Matteo, per poi ritirarsi nel deserto. Da qui fu chiamato a Ninive per esservi consacrato Vescovo. Non vi rimase che cinque mesi; secondo i suoi biografi, un episodio lo spinse ad abbandonare la sua Diocesi: chiamato per dirimere una questione puramente economica, si sentì rispondere ai propri consigli di “mettere un momento da parte gli insegnamenti del Vangelo”. Temendo di dover passare il resto della vita a pensare secondo il mondo e non secondo il Vangelo, preferì tornare alla vita ascetica. Tornò alla meditazione e allo studio delle Scritture, fino a perdere la vista, meritando così di essere definito come “un secondo Didimo” (in ricordo di Didimo il Cieco). Forse proprio a causa di tale cecità, dovette abbandonare la vita eremitica e finì i suoi anni nel Monastero di Rabban Shabur.
I Discorsi ascetici di Sant’Isacco erano già apparsi in italiano, in traduzioni condotte dagli originali siriaci. La presente edizione è invece condotta sull’antica versione greca (presentata sul testo a fronte), quella su cui Sant’Isacco è stato letto e conosciuto in occidente, prima nel mondo greco e poi in quello slavo e latino. Quindi, pur non trattandosi di una versione sul testo originale, si tratta comunque di un testo storicamente importante.
Sant’Isacco è stato letto e amato per secoli nel mondo ortodosso. Un suo attento lettore fu lo scrittore russo Dostoevskij, ed è facile infatti scorgere qualche tratto di questi discorsi nelle omelie del padre Zosima, ne I Fratelli Karamazov.


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