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«Cristo è risorto!»

Omelia pasquale del metropolita di Mosca Filarete

La Discesa agli Inferi

Al secolo Vasilij Michajlovič Drozdov (Kolomna- 1783 – Mosca 1867), fu arcivescovo di Tver´ (1816) e in seguito (1820) di Jaroslavl´. Eletto Metropolita di Mosca nel 1826, esercitò a lungo una grande influenza sulla Chiesa e sulla teologia russa. Fu certamente il più significativo teologo russo del XIX secolo; a lui dobbiamo un importante Catechismo e una raccolta di omelie di grande rilievo spirituale. Il Patriarcato di Mosca lo ha recentemente canonizzato.

Cristo è risorto!
Quante volte l’abbiamo già ripetuto ora ed anche ora non ci stanchiamo di ripeterlo, e speriamo che anche voi non vi stanchiate di ascoltare così spesso queste stesse parole: “Cristo è risorto!” Che parole stupende! Per loro effetto si trasforma l’aspetto esteriore di tutto ciò che esiste! Fin’ora molti conoscevano soltanto la terra, sulla quale l’uomo è presente per un breve arco di tempo, per scomparire subito dopo non si sa dove. Alcuni avranno già sentito parlare dell’inferno, un abisso che tutti minaccia di inghiottire e non restituisce nessuno. Non molti avranno meditato sul cielo, una dimora posta in alto alla quale porta una scala, che qualcuno solo in sogno ha potuto vedere e su cui si vedevano salire gli Angeli, ma non gli uomini.
Ora che il Cristo è risorto, che cosa è la terra? Un luogo da cui ci si slancia verso il cielo, una vita di breve durata e destinata alla distruzione dell’uomo nel corpo. Diremo con le parole ciò che esprime in realtà il rito pasquale nella reciproca manifestazione di gioia. La vita dell’uomo nel corpo è quella iniziale di un uccellino nell’uovo, al quale, nel momento in cui si spezza il guscio, si manifesta un ambito di vita più alto e più ampio. È necessario solo che l’embrione dell’uccellino sia abbracciato, penetrato e svegliato dal tepore del sangue materno. In altri termini è necessario che l’embrione della vita celeste nell’uomo sia abbracciato, penetrato e svegliato dalla forza vitale del sangue di Cristo.
Ora che il Cristo è risorto e che a lui, in quanto Dio-Uomo “è stato dato ogni potere sui cieli e sulla terra” (Matteo 28, 18), non solo il cielo è giunto a contatto con noi, ma si è addirittura unito con la terra, tanto che è difficile trovare tra loro un confine. Poiché anche sulla terra si manifesta la divinità ed in cielo l’umanità. Gli angeli, che Giacobbe vide salire e scendere sulla scala celeste, ora in schiere si muovono sulla terra, messaggeri del Figlio dell’Uomo, che domina sui cieli.
Che cos’è l’inferno dopo che il Cristo, che vi era disceso, è risorto? Una fortezza nella quale, sotto l’aspetto esteriore di un prigioniero, il Cristo è entrato come vincitore; un carcere le cui porte sono state spezzate e le cui sentinelle disperse. Ora si comprende come qualcuno sperava di attraversare l’inferno senza alcun pericolo: “Anche se andrò tra le tenebre della morte, non temerò il male, poiché tu sei con me” (Salmo 22, 4). Tu, che per noi sei sceso dal cielo e, simile a noi, hai camminato sulla terra, sei sceso nell’ombra della morte per aprire ai tuoi seguaci la via nella luce della vita.
Infine, la resurrezione del Cristo non ha reso diversi anche noi? Crediamo ad uno dei testimoni veritieri della resurrezione che anche noi siamo stati rigenerati da essa, se non ancora materialmente, almeno nella speranza. “Benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo” esclama l’Apostolo Pietro “il quale per la sua grande misericordia ci ha generati nella viva speranza grazie alla resurrezione dai morti di Gesù Cristo” (1 Pietro 1, 3). Ma, se noi siamo rigenerati per opera della resurrezione del Cristo solo ancora “nella speranza”, e alla nostra speranza viene dietro la speranza di tutta la creazione, poiché “tutto l’universo aspetta con grande impazienza il momento in cui Dio mostrerà il suo vero volto agli uomini” (Romani 8, 19), tutti i miracoli che produsse la resurrezione del Cristo, sono solo l’inizio di ulteriori miracoli, che egli manifesterà successivamente, particolarmente alla fine dei tempi ed anche nell’eternità che non conosce limiti.
A causa di questi inesauribili miracoli che si sono compiuti e che dovranno compiersi, la resurrezione di Cristo è per noi fonte di meditazione, contemplazione, stupore, gioia, gratitudine. È una fonte da cui sgorga abbondante un’acqua nuova, ogni volta che noi da essa attingiamo. E perciò, per quanto siamo certi della resurrezione del Cristo, tuttavia desideriamo annunciare l’uno all’altro, come se fosse una notizia mai udita, che “Cristo è risorto”. Sebbene convinti della verità di questo avvenimento, testimoniato dai testimoni oculari della resurrezione e dimostrato da apparizioni e miracoli, e che gli stessi nemici del Cristianesimo non possono confutare, tuttavia desideriamo udire ripetute le parole: “Cristo è veramente risorto!”.
Se la parola è vita, poiché è detto che “non di solo pane vive l’uomo, di ogni parola che esce dalle labbra di Dio” (Deuteronomio 8, 3), così le parole che si riferiscono alla resurrezione del Cristo, come la manna – secondo le parole del Sapiente – “sono atte a procurare tutte le delizie ed a soddisfare tutti i gusti” (Sapienza 16, 1.20). Sei fiaccato dal peccato ed hai fame di giustizia? Vieni, saziati: “Cristo è risorto, lui che fu consegnato ai suoi nemici per le nostre iniquità ed è risorto per la nostra giustificazione” (Romani 4, 25). Sei stanco per lo sconforto del giogo della legge e desideri passare da questo stato di schiavitù alla libertà della grazia? Accostati, gusta la Pasqua da te desiderata, “poiché il nostro agnello pasquale è stato già sacrificato” (1 Corinti 5, 7); “Cristo ci ha liberati per farci vivere effettivamente nella libertà” (Galati 5, 1). Sei turbato per la paura della morte? “Cristo è risorto dai morti, primizia di resurrezione per quelli che sono morti” (1 Corinti 15, 20). Sei esausto per la lotta contro i nemici della tua salvezza? “Gusta la buona parola della resurrezione” ed in essa la vittoriosa potenza dell’età ventura: “Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici” (Salmo 77, 2). Ti attira il gusto menzognero dell’anima e ti spinge a cercare il nutrimento ai desideri nelle cose corruttibili e vane di questo mondo? Correggilo partecipando alla potenza della resurrezione. “Se voi siete resuscitati con Cristo,
cercate le cose del cielo, dove Cristo regna accanto al Padre” (Colossesi 3, 1). Oppure “l’anima tua ha sete del Dio vero e vivo, quando verrai e comparirai al cospetto di Dio?” (Salmo 41, 3). La speranza della resurrezione è vita: sazia il tormento di questa sete e conserva questa stessa sete, poiché è sana ed apportatrice di salvezza poiché “quando il Cristo apparirà, lui che è la nostra vita, allora anche voi vi manifesterete con lui nella gloria” (Colossesi 3, 4).
Vedi, Cristiano, quale abbondanza, quale varietà di cibo spirituale ci offre la nostra Pasqua, il Cristo risorto. Si nutre di lui ora la tua anima? Realmente “gusti quant’è buono il Signore?”. Senti nel tuo intimo la potenza della resurrezione del Cristo, che libera dai peccati e dalla maledizione per causa loro, resurrezione che distrugge le passioni ed i desideri dell’uomo vecchio, crea in te un cuore puro, rinnova nel tuo animo lo spirito di giustizia e ti rafforza nella fede e nella speranza che arde nell’amore per il Cristo datore della vita? Oppure alla mensa del Signore tu sei affamato ed assetato e la tua anima non è soddisfatta ed è vuota? Del resto attraverso questo esame non vogliamo ridurti ad uno stato di turbamento ed avvilimento. No! Sebbene la tristezza per Dio sia apportatrice di salvezza, ora non è il momento della tristezza, ma quello della gioia, la quale pure può avere una funzione salvatrice: “infatti la gioia del Signore è la nostra forza” (Neemia 8, 10). E così, hai gustato la bontà del Cristo risorto? “Si rallegri la tua anima nel Signore” (Salmo 34, 9) e questa gioia ti spinga ad una più stretta unione con lui. Non hai ancora gustato la sua bontà? Rallegrati ugualmente, poiché egli non ti impedisce di provarla, ma anzi ti chiama ad essa dandoti la possibilità di udire la buona notizia della sua resurrezione e di trovarti tra coloro che si sono raccolti nel nome del Risorto, dove, secondo la sua promessa “anche egli si troverà tra loro” (Matteo 18, 20). Se ti senti indegno della gioia, rallegrati per quella meravigliosa bontà che non allontana da sé neppure chi è indegno. Che la gioia per la resurrezione del nostro Signore dia a tutti noi nel nostro intimo anche la potenza della sua resurrezione apportatrice di vita e di salvezza! “Poiché la gioia del Signore è la nostra forza”. Amen.

(traduzione italiana da Luce-Vita n. 2)


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