Memoria il 23 di Aprile
Il Santo Grande Martire Giorgio, era nato in Cappadocia, sebbene sua madre fosse originaria della Palestina. Dopo aver perso il padre all’età di dieci anni, sua madre Policronia, che era divenuta cristiana all’insaputa del marito, tornata in patria, iniziò il suo giovane figlio alle virtù evangeliche. Bello, intelligente e di raffinate maniere, Giorgio entrò nella carriera militare all’età di diciotto anni. Piacque ai suoi superiori e subito fu elevato al rango di tribuno della guardia imperiale, e poi alla dignità di prefetto.
Secondo una tradizione, tornando San Giorgio in Cappadocia dopo una vittoriosa campagna militare, e trovandosi di passaggio nella regione di Attalia in Panfilia, liberò la figlia del re e uccise un drago con la forza soprannaturale che trasse dalla sua fede. Ammirando questa dimostrazione del potere concesso da Cristo ai fedeli contro le potenze del male, i pagani del posto si convertirono in massa al cristianesimo. Questo racconto non si trova nelle relazioni più antiche sulla vita del Santo, ma è tanto celebre da essere rivenuto il più comune tratto della sua iconografia.
Al tempo della Grande persecuzione scatenata da Diocleziano (circa 304), tutti i governatori orientali furono convocati a Nicomedia per avere comunicazione dall’imperatore stesso dei decreti contro i cristiani. San Giorgio, sentendo dunque che era giunto il momento per lui di confessare Cristo pubblicamente, distribuì tutti i suoi beni ai poveri, liberò i suoi schiavi e andò in tribunale. Rimase in mezzo all’assemblea e rimproverò il sovrano del sangue cristiano innocente che egli aveva ingiustamente versato. Stupito, Diocleziano ordinò al suo collaboratore Magnenzio, di interrogare questo insolente sulla sua fede. Giorgio rispose che credeva in Cristo, vero Dio, e per questo era venuto senza paura in tribunale. L’imperatore, temendo l’agitazione delle masse, offrì al santo di avere salva la vita, se solo avesse acconsentito di sacrificare agli dei dell’Impero. Giorgio rispose: «Il tuo regno si corromperà e scomparirà rapidamente, senza darti alcun beneficio; ma coloro che offrono un sacrificio di lode al Re del cielo regneranno con lui per l’eternità!» Così le guardie del sovrano colpirono con le loro lance il santo allo stomaco. Il soldato di Cristo fu poi gettato in prigione, con una pietra pesante sul petto. Il giorno dopo si presentò di nuovo davanti al tiranno, e dimostrò la stessa fermezza, nonostante le terribili torture. San Giorgio non cessò di rendere grazie al Signore. Il suo grido fu ascoltato dal cielo, e dall’alto fu detto: «Non preoccuparti, Giorgio. Io sono con te!». E un angelo, che indossava un abito bianco più splendente del sole, scese a guarire le sue ferite. Quando apparve illeso davanti all’imperatore, altri due ufficiali della guardia, Anatolio e Protoleone, confessarono Cristo ad alta voce, e testimoniarono subito la loro fede con un battesimo di sangue, subendo la decapitazione. Anche l’imperatrice Alessandra (21 Aprile), sposa di Diocleziano, si dichiarò cristiana, ma Magnenzio la costrinse a ritirarsi nel palazzo.
Il Santo fu allora gettato in una fossa piena di calce; ma, come i tre giovani nella fornace di Babilonia, ne uscì illeso dopo tre giorni accolto dalla folla che gridava: «Grande è il Dio di Giorgio!» L’imperatore, tuttavia, rimane impassibile di fronte a tutte queste manifestazioni del potere di Cristo, e ordinò che il martire fosse costretto a camminare con calzari pieni di punte roventi. Il Santo invocò l’aiuto del Signore. Ed è ancora una volta, incorrotto e raggiante di grazia, si ritrovò nuovamente illeso davanti al tiranno.
Con la grazia di Dio, sfuggì anche al veleno preparato da un mago di nome Atanasio. Il mago sconfitto poi cadde ai piedi del servo di Dio, chiese perdono e, a sua volta, confessò la vera fede, venendo per questo anche lui subito decapitato. Molti di coloro che credettero in Cristo in seguito ai miracoli di san Giorgio trovarono il modo di visitarlo in carcere, al fine di essere educati alle verità evangeliche o per ricevere la guarigione dei loro mali. Un uomo di nome Glicherio si convertì al Cristo dop aver ricevuto un miracolo dal santo martire. In seguito fu anche lui arrestato e ucciso.
Il giorno seguente,Diocleziano convocò San Giorgio nel tempio di Apollo, in presenza di una grande folla. Il martire, fingendo di voler sacrificare, entrò nel tempio e fece il segno della croce rivolto alla statua di Apollo. I demoni che abitavano la statua, pieni di terrore, confessarono che solo Cristo è vero Dio, e uscirono in una grande confusione, e tutte le statue del tempio si sbriciolarono al suolo. I sacerdoti pagani cacciarono il santo con alte grida e lo condussero al palazzo. Attratta dal tumulto,intanto, anche l’Imperatrice Alessandra uscì tra la folla al grido di «Dio di Giorgio, vieni in mio aiuto!», e cadde ai piedi del santo. Non essendo più in grado di contenere la sua rabbia, il tiranno, il cui cuore era indurito come quello del Faraone, ordinò di decapitare entrambi. Ma, il giorno prima dell’esecuzione, Alessandra tranquillamente rese la sua anima a Dio mentre in prigione.
Venne il giorno dell’esecuzione. San Giorgio rese dunque grazie a Dio per tutte le sue benedizioni e chiese il suo aiuto per tutti coloro che avessero invocato con fede la sua intercessione nel corso dei secoli, chinò il collo sotto la spada e andò alla sua ricompensa celeste.
Tropario (tono quarto)
Come liberatore dei prigionieri, * protettore dei poveri, medico degli infermi, * difensore dei re, * o megalomartire Giorgio il trionfatore, * intercedi presso il Cristo Dio * per la salvezza delle anime nostre.
Kontakion (tono quarto)
Quale nobilissimo coltivatore della pietà, * hai dimostrato di essere stato coltivato da Dio, * perché ti sei fatto un raccolto di covoni di virtù. * Tu infatti, dopo aver seminato tra le lacrime, * mieti con letizia. * Hai lottato nel sangue e hai ottenuto il Cristo, * e con la tua intercessione, o santo, * a tutti doni il perdono delle colpe.