Memoria il 9 Novembre
San Nettario nacque nel 1846 ed ebbe al battesimo il nome di Anastasios. Era il quinto dei sette figli di Dimos Kefalàs e di sua moglie Balou. Nato in un’umile famiglia nel quartiere greco dell’operosa cittadina di Selivria, si trasferì appena quattordicenne a Istanbul, che allora aveva ancora il suo nome cristiano di Costantinopoli e che era distante un’ottantina di chilometri dalla sua città natale. A Selivria, il giovane non avrebbe potuto continuare i suoi studi, per i quali era chiaramente portato. Nella sua nuova dimora, Anastasios si dedicò allo studio e si mantenne lavorando.
All’età di 30 anni divenne monaco, nell’antico monastero di Nea Moni, nell’isola di Chio, dove si era trasferito per lavoro, e qui ricevette il nome monastico di Lazzaro. L’anno successivo fu ordinato diacono, assumendo il nome di Nettario, col quale è tutt’oggi noto. Inviato ad Atene per completare i suoi studi, si dedicò giorno e notte alla lettura della Sacra Scrittura e degli scritti dei Padri della Chiesa. Dopo la laurea in teologia (nel 1885), si recò ad Alessandria d’Egitto, dove fu ordinato sacerdote, il 23 marzo 1886 nella Cattedrale di San Sabbas. Nell’agosto dello stesso anno, nella Chiesa di San Nicola al Cairo, fu elevato al rango di archimandrita. L’Archimandrita Nettario mostrò molto zelo sia per la predicazione della parola di Dio, sia per la bellezza della sua Casa. Abbellì grandemente la chiesa di San Nicola al Cairo, e anni dopo, quando egli era ad Atene, San Nicola gli apparve in sogno, abbracciandolo e dicendogli che lo avrebbe esaltato “molto in alto”.
Il 15 gennaio 1889, nella stessa chiesa di San Nicola, Nettario fu consacrato infine vescovo, con il titolo di Metropolita della Pentapoli, un’antica Diocesi della Cirenaica.
Egli risiedette in realtà sempre al Cairo (quella della Pentapoli era una Diocesi titolare) ove prestò il suo ministero, distinguendosi per il suo zelo. Tale distinzione, purtroppo, non mancò di procurargli delle inimicizie. Scrittore religioso e predicatore di una certa fama, era visto da molti come il naturale successore dell’anziano Patriarca di Alessandria, Sofronio. Questo produsse immancabilmente delle invidie: il Metropolita Nettario fu presto al centro di una serie di calunnie, che giunsero all’orecchio del Patriarca. Rimosso dal suo incarico senza alcun processo (e soprattutto senza un reale motivo), fu espulso dal suolo egiziano, e costretto ad andare in Grecia nel 1890.
Tornato in Grecia, trascorse alcuni anni come un predicatore, per essere poi nominato direttore di una Scuola per la formazione del Clero ad Atene. Qui il suo servizio fu esemplare per quindici anni. Oltre a dirigere la scuola, si dedicò, come sempre, all’insegnamento, alla predicazione e alla scrittura.
Nel 1904 su richiesta di alcune monache, sue figlie spirituali, fondò un monastero femminile sull’isola di Egina. Si tratta del celebre Monastero della Santissima Trinità, che è tutt’oggi meta di pellegrinaggi. Alla fine del 1908, sessantaduenne, San Nettario lasciò la direzione della sua scuola per ritirarsi definitivamente tra le sue monache a Egina. Ovviamente, continuò a scrivere, a dirigere i suoi figli e le sue figlie spirituali, a predicare e ad ascoltare quanti venivano, a volte anche da molto lontano, a cercare la sua guida spirituale.
San Nettario è anche l’autore dell’Agni Parthene (in greco αγνή παρθένε), inno mariano non liturgico che ha riscosso estrema fortuna in tutte le Chiese Ortodosse nazionali.
San Nettario morì la sera del 9 novembre 1920, all’età di 74 anni, per un cancro alla prostata. Il suo corpo fu portato al Monastero della Santissima Trinità, dove fu sepolto dal suo fraterno amico padre Savvas, che celebrava le funzioni religiose nel Monastero, e che in seguito dipinse la prima icona di san Nettario. Ai funerali di san Nettario partecipò una moltitudine di persone provenienti da tutta Grecia e dall’Egitto.
San Nettario è considerato unanimemente uno dei più importanti protagonisti dell’Ortodossia degli ultimi secoli. Già in vita era considerato santo per la sua vita ascetica, così come per i suoi scritti semplici e illuminanti. Migliaia di miracoli sono stati attribuiti alla sua intercessione. In particolare, è invocato nei casi di tumore.