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Santa neomartire Caterina

Santa neomartire Caterina

 

Memoria il 15 di Novembre.

Per quanto la forma di martirio più diffusa nel XX secolo, in Europa – ad esclusione di quanto avvenne nei paesi dell’Est sino alla caduta del regime comunista – , non sia quella del sacrificio cruento offerto con il proprio sangue che ebbero a patire i santi del cristianesimo delle origini, tuttavia, la Chiesa Ortodossa greca del Vecchio Calendario e le altre Chiese Ortodosse tradizionali annoverano, tra i loro fedeli, molti testimoni che, per la difesa della vera fede, furono disposti a consegnare la propria vita ai carnefici, come vittime sacrificali. La santa neomartire Caterina, donna di umili origini, entra a far parte di questa eletta schiera nel 1927, all’età di ventisette anni. Caterina nasce nel 1900 in un villaggio dell’Attica da una famiglia povera. A ventidue anni si sposa con un giovane del suo stesso paese e, pochi anni dopo, nascono due figli.
Nel frattempo, la famiglia sceglie di rimanere fedele alla Tradizione dei Padri, aderendo al movimento vecchio-calendarista. La Chiesa di Grecia aveva introdotto in modo non canonico il calendario gregoriano nel Marzo del 1924 ed a questa decisione si era opposta in modo massiccio gran parte dei fedeli. Ma i testimoni della verità non hanno, tuttavia, vita facile: il governo greco, istigato dalla Chiesa di Stato (Nuovo Calendario), si impegna, con ogni mezzo, per impedire il moltiplicarsi delle adesioni al gruppo dei Veri Cristiani Ortodossi. Ma torniamo alla narrazione degli avvenimenti che precedettero il glorioso martirio di Caterina. La sera della Vigilia della festa dei santi Arcangeli, nel piccolo villaggio dell’Attica, alcune donne, tra le quali la santa neomartire, avevano appena terminata la pulizia della chiesa e attendevano l’arrivo del celebrante. Non era facile, infatti, poter disporre, ad ogni occasione, di un sacerdote, in quanto le comunità di fedeli vecchio calendaristi erano molte ma i sacerdoti non erano in numero sufficiente da soddisfare tutte le richieste. Giunto il celebrante, iniziarono i Vespri; la chiesa era affollatissima ed era grande la commozione dei fedeli. Nel frattempo, all’esterno, la chiesa era stata circondata dai soldati inviati, ufficialmente, dalle autorità di governo, ma che, di fatto, obbedivano agli ordini dell’Arcivescovo di Atene. Mentre all’interno si svolgeva nel raccoglimento più assoluto la Divina Liturgia, i soldati cercavano di abbattere le porte e di penetrare in chiesa per interrompere la sacra funzione. Terminata la Liturgia, temendo che le guardie potessero aggredire il prete, un gruppo di donne si schierò attorno al celebrante per scortarlo sino a casa. Caterina, dopo essersi assicurata che i figli e il marito fossero in salvo, si unì alla pia schiera delle fedeli. L’esercito, costatando che non era possibile rompere tale baluardo di difesa umana, imbracciò le armi e partirono i primi colpi di fucile. Uno di questi colpì la tempia di una giovane, ferendola gravemente anche se non a morte, ma tale gesto ebbe come unico risultato quello di consolidare ancor più lo schieramento delle donne e di rendere ancora più alte le grida di disprezzo nei confronti dei soldati. Un gendarme, tuttavia, mirando al sacerdote, fece improvvisamente fuoco ma Caterina frappose il proprio corpo, come uno scudo, a quello del celebrante, salvandone così la vita e perdendo la sua. Cadde a terra in un lago di sangue, mormorando il nome della Tuttasanta Deipara. Restò in agonia per sette giorni e nel primo giorno della Quaresima di Natale, il 15 novembre del 1927, rimise l’anima a Dio per raggiungere il coro dei santi martiri. Al suo funerale, parteciparono moltitudini di fedeli che sfilarono in processione come se fossero in presenza della celebrazione di una grande festa.


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