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Se la tua religione…

del p. Daniele Marletta

“Se la tua religione ti porta a odiare qualcuno, allora hai bisogno di una nuova religione.” Questa frase circola da un po’ nei social network a firma della “Chiesa Pastafariana”.

Per chi non lo sapesse i “pastafariani” sono degli atei anticlericali buontemponi, in fondo neppure del tutto antipatici. Ogni tanto organizzano un raduno e lì indossano un curioso copricapo costituito da uno… scolapasta. L’idea di fondo (a suo modo, bisognerà pur ammetterlo, geniale) del “Pastafarianesimo” è di “dimostrare” l’assurdità delle religioni dando vita a una pseudoreligione dai tratti assurdi. In pratica il messaggio è: “l’effetto che noi facciamo a te (credente) e lo stesso che tu fai a noi”. Troppo faticoso, d’altra parte, controbattere le idee altrui, meglio ridicolizzarle; è un po’ come quando, alla fine del XIX secolo, si ironizzava sulla teoria dell’evoluzione pubblicando caricature di Charles Darwin con sembianze scimmiesche. Insomma, è gente dall’umorismo un po’ retrò.

Non mi interessa comunque parlare dei pastafariani, avevo solo bisogno di contestualizzare l’immagine di cui ho scritto sopra.

Mettiamola così: se non ci fosse stata la firma esplicita dei pastafariani, io avrei interpretato quella frase in chiave anti-islamica. So benissimo che gli islamici non sono tutti terroristi o jihadisti (anzi, nella stragrande maggioranza non lo sono affatto), ma il clima attuale mi avrebbe portato ad interpretare in questo modo. C’è però quella firma, e io so che i pastafariani (almeno quelli nostrani) non si preoccupano dell’Islam. Il loro vero nemico è il Cristianesimo, tutto il resto è contorno. In teoria non fanno distinzioni tra le varie credenze religiose, considerandole tutte false allo stesso modo, ma all’atto pratico la fede religiosa presa più di mira (anche per ovvi motivi culturali) è il Cristianesimo. E qui è il problema. Se il riferimento è al Cristianesimo, che c’entra l’odio? Il Cristianesimo porta ad odiare qualcuno?

Poiché tra le mie conoscenze c’è anche un pastafariano, ho avuto modo di discutere con lui della cosa, e così ho scoperto tantissime cose nuove, che vengo ad elencare.

Ho scoperto che i cristiani odiano gli omosessuali. Non lo sapevate? Ebbene, non lo sapevo neppure io. Pare che il problema sia soprattutto la contrarietà dei cristiani al matrimonio di persone dello stesso genere, oltre al fatto di considerare immorali gli atti sessuali di natura omosessuale. Ho cercato di spiegare al mio amico pastafariano che il fatto di stigmatizzare la condotta altrui non significa assolutamente odiare. Io credo che la sessualità esercitata tra persone dello stesso genere sia peccato, così come credo che sia peccato la gola, l’accidia, la superbia. Credo però di non aver mai odiato nessuno per il semplice motivo di commettere un qualche peccato (anche perché vale sempre il detto “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” e io non sono senza peccato). Sembra però che il semplice fatto di essere contrari a certi diritti (veri o presunti che siano) sia segno inequivocabile di “omofobia”. Va da sé che viviamo in uno Stato laico, e le persone omosessuali hanno tutto il diritto di lottare per quelli che ritengono loro diritti naturali. Quello che non possono pretendere è che noi siamo d’accordo. Anche dissentire è un diritto.

Ho scoperto che i cristiani odiano anche le donne. La cosa buffa è che i cristiani, per una buona metà, sono proprio donne. Se ci limitiamo a chi professa la fede cristiana con più convinzione, le donne sono addirittura in netta maggioranza. Ne viene fuori che le donne cristiane odiano le donne, e quelle particolarmente convinte le odiano in modo particolarmente feroce. Ho cercato di far notare l’incongruenza di questa cosa, ma senza risultati apprezzabili. L’amico pastafariano tira diritto nella sua convinzione: i cristiani relegano la donna a ruoli di second’ordine, tipo dare la vita a nuovi esseri umani ed educare le nuove generazioni, in più negando loro i più elementari diritti civili, come ad esempio l’interruzione di gravidanza o l’opportunità di dare “in affitto” il loro utero per dare modo a qualche riccone di permettersi di avere un figlio proprio, con il proprio DNA, senza doverlo prendere magari in qualche orfanotrofio, che non sai mai cosa trovi.

E fin qui le scoperte divertenti. Arriva purtroppo anche il momento della serietà, e così scopro, tra le altre cose, anche che la Bibbia è piena di pagine atroci “come il Corano”. E come se non bastasse mi ha anche fatto una serie di esempi: versetti e interi episodi che dimostrano come il Cristianesimo non sia quella “Religione d’Amore” che pretende di essere. Quanto a sangue ed atrocità la Bibbia sarebbe “allo stesso livello del Corano”. Dubito che l’amico pastafariano abbia mai letto una singola riga della Bibbia o del Corano, e so anche che esiste una questione ermeneutica per il Corano così come esiste per la Bibbia. C’è però una differenza fondamentale tra la Bibbia e il Corano, ed è necessario comprenderla appieno prima di fare qualsiasi paragone.

Il Corano è un testo unitario, scritto in un periodo di tempo ristretto, per mano di una sola persona. Per un islamico tutto quello che c’è scritto nel Corano ha più o meno lo stesso valore.
La Bibbia è un insieme di libri, scritti in un periodo di almeno mille anni per mano di diversi autori. In particolare vi si distinguono due parti, una ebraica (il Vecchio Testamento) e una greca (il Nuovo Testamento). Per un cristiano ciò che è scritto nella Bibbia non ha sempre lo stesso valore. Per un cristiano tutto l’Antico Testamento va interpretato alla luce del Nuovo: “Voi avete udito che fu detto: ‘Occhio per occhio e dente per dente’. Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra”.
Già è abbastanza sciocco estrapolare dal contesto dei versetti del Corano per dimostrare chissà cosa, ma è ancor più sciocco cercare nell’Antico Testamento episodi o versetti cruenti o sanguinosi. Quella parte della Bibbia era transitoria, oggi non ha valore in sé, ma solo interpretata alla luce del messaggio cristiano. Quello che c’è scritto nel Corano per un islamico ha invece un valore abbastanza assoluto, fermo restando il fatto che anche nell’Islam c’è una cosa che si chiama “interpretazione della Scrittura”.
Che dire allora?
Spero che il mio amico non se ne abbia a male, ma, poiché l’Evangelo mi chiama ad amare anche i miei nemici, non sento il motivo di cambiare la mia religione. Resto in attesa che egli consideri con più attenzione ciò che predica la sua.


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