Un’omelia di San Cirillo di Alessandria
Ecco un uomo di nome Zaccheo.
Zaccheo era il capo dei pubblicani, un uomo totalmente abbandonato alla cupidigia, e la cui unica dedizione era quella di aumentare i propri guadagni: tale infatti era la pratica dei pubblicani, sebbene Paolo la chiami “idolatria”, forse perché adatta solo a quanti non hanno conoscenza di Dio. E poiché senza vergogna facevano aperta professione di questo vizio, il Signore molto giustamente li unì alle prostitute, dicendo ai capi dei Giudei: «Le prostitute e i pubblicani vi precederanno nel regno di Dio». Zaccheo però non rimase tra loro, ma fu considerato degno di misericordia dalle mani di Cristo: perché è lui che chiama vicino quanti sono lontani e illumina quanti si trovano nelle tenebre.
Vediamo dunque quale fu il modo della conversione di Zaccheo. Egli desiderò vedere Gesù, e quindi salì su un sicomoro, e così un seme di salvezza germogliò dentro di lui. E Cristo lo vide con gli occhi della divinità; e, appena alzando lo sguardo, lo vide anche con gli occhi dell’umanità, e poiché era suo proposito che tutti gli uomini fossero salvati, gli estende la sua gentilezza e incoraggiandolo, dice: «Scendi presto». Perché aveva cercato di vederlo, ma la moltitudine glielo impediva, non tanto quella del popolo, quanto quella dei suoi peccati; ed era piccolo di statura, non solo fisicamente, ma anche spiritualmente; e in nessun altro modo avrebbe potuto vederlo, se non fosse stato sollevato da terra e salito sul sicomoro, presso il quale Cristo stava per passare. Ora, la storia contiene in sé un enigma: poiché in nessun altro modo un uomo può vedere Cristo e credere in Lui, se non salendo sul sicomoro, rendendo stolte le sue membra che sono sulla terra: la fornicazione, l’impurità, e le altre. E Cristo, è detto, stava per passare sotto il sicomoro: poiché avendo preso per Sua via il modo di vita che è secondo la legge, cioè il fico, scelse le cose stolte del mondo, ovvero la croce e la morte. E chiunque prende la sua croce e segue la via di Cristo, viene salvato, adempiendo con intelligenza la legge, che diventa così un fico che non produce fichi ma follie; poiché la condotta segreta dei fedeli sembra agli ebrei una follia, consistente come è nella circoncisione dal vizio e nell’astinenza dalle pratiche malvagie, anche se non sono circoncisi nella carne, né osservano il sabato. Egli sapeva dunque di essere preparato all’obbedienza e fervente nella fede, pronto a mutare dal vizio alla virtù. Per questo anche Lui lo chiama, ed egli lascerà (il fico) per guadagnarlo. E in fretta scese e lo accolse con gioia, non solo perché lo aveva visto come desiderava, ma anche perché era stato chiamato da lui e perché aveva potuto accoglierlo ad alloggiare da lui, cosa che non avrebbe mai potuto sperare .
Zaccheo, scendi presto, perché oggi devo fermarmi a casa tua.
Questo fu un atto di divina prescienza, poiché sapeva bene cosa sarebbe accaduto. Vide che l’anima di quell’uomo era preparata a scegliere molto prontamente una vita santa, e lo convertì quindi alla pietà. L’uomo dunque accolse Gesù con gioia: e questo fu l’inizio del suo volgersi al bene, del suo allontanarsi dalle colpe precedenti e del suo incamminarsi da vero uomo verso un corso migliore.
Ma forse qualcuno potrebbe dire al Cristo, nostro comune Salvatore: «Che cosa fai, o Signore? Vai ad alloggiare da Zaccheo? e ti degni di dimorare presso il capo dei pubblicani? Non ha ancora lavato via la macchia del suo avido amore per il lucro: è ancora malato della cupidigia che è madre di tutti i delitti: ancora pieno del biasimo della rapina e dell’estorsione». Ma sì, direbbe Lui, lo so per certo, essendo Dio per natura e vedo le vie di ognuno sulla terra. E più di questo, so anche ciò che deve ancora accadere. L’ho chiamato al pentimento, perché è pronto a farlo; e anche se gli uomini mormorano e biasimano la mia gentilezza, i fatti stessi dimostreranno che hanno torto. “Al che Zaccheo, dice [la Scrittura], si alzò e disse al Signore: Ecco, la metà di quanto possiedo la do ai poveri, e se ho frodato qualcuno rendo quattro volte tanto in riparazione.”
Potete vedere il suo pentimento; il suo rapido cambiamento verso un corso migliore; la sua fretta per la pietà; la generosità del suo amore per i poveri. Colui che prima era pubblicano, anzi capo dei pubblicani, dedito alla cupidigia e alla ricerca del guadagno, diventa subito misericordioso e devoto alla carità. Promette che distribuirà le sue ricchezze a chi è nel bisogno, che restituirà a chi è stato defraudato. Così colui che era schiavo dell’avarizia si fa povero, e cessa di curarsi dei guadagni.
Non mormorino dunque le moltitudini giudaiche quando Cristo salva i peccatori; ma lasciamo che ci rispondano. Hanno successo i medici con le loro cure quando visitano i malati? Li lodano quando possono liberare gli uomini da ulcere crudeli, o li biasimano e lodano coloro che sono inesperti nella loro arte? Ma, come suppongo, sentenzieranno di superiorità di quanti sono abili nel beneficiare coloro che soffrono di malattie. Perché dunque biasimano Cristo, se quando Zaccheo era, per così dire, caduto e sepolto nelle infermità spirituali, Egli lo ha risuscitato dalle insidie della distruzione?
E per insegnare loro questo Egli dice: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, poiché anch’egli è figlio di Abramo». Poiché dove entra Cristo, necessariamente c’è anche salvezza. Sia così dunque anche per noi: Egli è infatti in noi quando crediamo, poiché Egli abita nei nostri cuori mediante la fede, e noi siamo la sua dimora. Sarebbe stato meglio allora che i Giudei si fossero rallegrati perché Zaccheo fu miracolosamente salvato, poiché anch’egli fu annoverato tra i figli di Abramo, ai quali Dio aveva promesso la salvezza in Cristo per mezzo dei santi profeti, quando è detto: «Verrà un salvatore da Sion, ed Egli toglierà le iniquità da Giacobbe, e questa è la mia alleanza con loro, quando toglierò i loro peccati».
Cristo è dunque risorto per liberare dai loro peccati gli abitanti della terra, per cercare coloro che erano perduti e per salvare quelli che erano periti. Perché questo è il suo ministero e, per così dire, il frutto della sua dolcezza divina. Di questo considererà degni anche tutti coloro che hanno creduto in lui: per mezzo del quale e con il quale a Dio Padre sia lode e dominio, con il Santo Spirito, nei secoli dei secoli. Amen.
(Dall’Omelia n. 127 sul Vangelo secondo Luca)